Ecco la scuola cinese di Padova: dove Confucio e la Montessori si stringono la mano

PADOVA. Prima dell’intervallo delle 10.30, per un quarto d’ora, in classe si fa ginnastica oculare e meditazione: tutti e 20 quei piccoletti se ne stanno a occhi serrati, con le dita a far pressione sulle tempie, sul collo, sulla fronte. Un silenzio irreale: sono bambini delle elementari e non ce n’è uno distratto, non uno che rida o proferisca verbo, in italiano o in cinese che sia. Non a caso il motto della scuola è: «Apprendimento dei Valori; conoscenza della Ragione; propensione al Pensiero; eleganza nel Portamento». Slogan a margine: «Senza inglese non c’è lavoro. Senza cinese non c’è futuro». Sono tra le tante frasi esplicative, che in ideogrammi o in italiano, costellano con ordine i muri dei 3.500 metri quadrati di aule, palestre, sale (per la cronaca, ci sono anche 5 mila metri quadrati di giardino, con l’erba inglese che pare pettinata a mano e in giro manco il ricordo di una cartina di una caramella).
E dall'anno prossimo anche le superiori.
Quaranta gli studenti, tra materne ed elementari, 20 gli insegnanti (cinesi, padovani e inglesi): l’anno prossimo partiranno le medie e poi le superiori: le aule, già pronte fin nei dettagli, raccontano la rigorosa programmazione di un progetto a lunga gittata. Roba che, da queste italiane scolastiche parti, pare incomprensibile come il cinese. Appunto.
È aperta da novembre e si chiama Siic (Scuola internazionale Italo-Cinese), sede in affitto dalla Diocesi lì dove c’era il collegio universitario S. Rosa in via Palladio, Arcella. Un affitto per 9 anni, prorogabili a 28 e con possibilità di acquisto da parte della società di "Sviluppo ed Istruzione della Cultura italo-cinese in Italia". Si tratta di una cordata di imprenditori cinesi i quali, con il diretto finanziamento del governo di Pechino che lontano guarda e benissimo ci vede, si sono imbarcati nell’avventura di una scuola d’eccellenza bilingue, unica a livello europeo, riconosciuta in Italia e in Cina.
Un'esperienza unica a livello europeo.
In estrema sintesi, l’idea è nutrire (al limite dell’indigestione visti i programmi) gli studenti con il meglio della cultura cinese e il meglio di quella italiana. Confucio e la Montessori, i due “ispiratori” dichiarati del metodo e della filosofia dell’istituto, stanno facendo inedita comunella. Se son rose fioriranno.
A tirare le concrete fila della scuola, la preside, che del progetto è anche l’ideatrice. Si chiama Li Xuemei, ha 55 anni, insegnava all’università di Liaoning in Cina: 20 anni fa è arrivata in Italia assieme al marito che doveva fare un dottorato qui. E qui sono rimasti. La loro figlia, invece, che parla sei lingue e in vita sua deve aver studiato lo studiabile, vive e lavora ad Hong-Kong. Ora lui insegna alla Scuola interpreti di Trieste e Li Xuemei, che è docente di cinese a Ca’ Foscari e ha pubblicato un bel tot di testi universitari, dopo anni di preparazione, è riuscita a realizzare il suo sogno.
La preside Li Xuemei e la teoria dei fogli bianchi.
Una scuola di cultura alta, cinese e italiana: «Perché anche i bimbi cinesi nati qui spesso a casa parlano solo dialetto, invece devono studiare il cinese tradizionale e imparare a scriverlo. E apprendere la cultura, cinese e italiana. Questa scuola era il mio sogno, ci penso da 20 anni, da quando sono arrivata. Ci sono tanti cinesi qui, e fanno tutto, fabbrica, imprese, commercio, quello che manca è la scuola. È la cultura. Dobbiamo formare i bambini attraverso principi forti: la scuola cinese è troppo rigida, in quella italiana si pensa troppo al gioco: noi cerchiamo una via di mezzo in un ambiente multiculturale. E puntiamo molto sull’educazione civica».
Educazione civica e tanta matematica (con i numeri arabi): alle elementari sono sei ore alla settimana, tre con un prof italiano e tre con un prof cinese. Ché, la preside non lo dice per non parer scortese ma lo pensa, con la matematica dei programmi scolastici italiani non si va lontano. E poi letteratura, grammatica e il resto sia cinesi che italiane.
Dentro quella scuola, sobria che pare un monastero, dove non ci sono orpelli, non c’è una molecola di superfluo, dove sui muri ci sono sì gli scatti delle gite di classe e i disegni dei bambini ma perimetrati con la squadra, si fa e si impara a ritmi vorticosi. E se «I bambini sono fogli bianchi», come spiega la preside agganciandosi ai padri della pedagogia europea, lì ne parte una risma al giorno per ognuno di quei piccoletti che hanno da incamerare programmi da eccellenza bilingue.
La classetta della materna è allegra, i bimbi disegnano. A giorni arriveranno due compagni nuovi. Tutti cinesi. Anche alle elementari sono tutti cinesi, a parte Luca, 10 anni, padovano: i suoi genitori, che lavorano spesso in oriente, devono esserne certi: «Senza cinese non c’è futuro». Ventuno ragazzini, su 40, vivono in istituto, ce ne sono che arrivano dalla Sicilia: al piano sopra c’è il collegio. Stanze da due posti, ogni due stanze un grande bagno che scintilla come un dépliant. Le camere sono immote, paiono disabitate, non un poster, un giocattolo visibile, un paio di pantofole. Rigore, sobrietà. Qui è di sicuro è passato Confucio ma quel giorno la Montessori doveva essere assente.
I piccoli della materna stanno a scuola dalle 7.30 alle 19, colazione, pranzo, merenda, cena, attività didattiche, ginnastiche, gioco. La retta 2013-2014 è di 2 .800 euro per tutto l’anno. Per le elementari il costo è di 3 mila euro, orario: 8.15-16.15 e fino alle 18.10 doposcuola, con i prof., ginnastiche varie, sport e, va da sé, tanto tanto ping pong .
Riso cantonese e rigatoni al ragù.
Dalle colazioni alle cene, tutto esce dalla cucina interna dove su riso cantonese e rigatoni al ragù (tre volta alla settimana menu cinese, due italiano) regna Cinzia Toniolo, vicentina, 50 anni, cuoca da 30 anni per lo più nelle scuole, un sorriso grande. Sta preparando pasta ai peperoni e seppie in umido: «All’inizio ero un po’ preoccupata, poi mi sono ambientata benissimo. E ho imparato a cucinare cinese». Hao wèikou a tutti, dice ai ragazzi affamati. Sta per buon appetito. Anche Cinzia sta diventando bilingue.
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