Ecco “Padova è le sue mura”: agli Eremitani in mostra 500 anni di storia

PADOVA. Si è aperta ieri al Museo Eremitani la mostra “Padova è le sue mura”, racconta 500 anni di storia della città in occasione di una ricorrenza: 5 secoli sono trascorsi dalla costruzione della cinta muraria cinquecentesca che chiude Padova, con le sue torri, le chiese, i palazzi nobiliari, in un anello di pietra e d’acqua. Il 1513 si può considerare l’anno d’inizio dell’edificazione delle nuove mura della città. Già la Patavium romana era città murata, difesa da baluardi, poi le mura medievali e quelle carraresi: pareti possenti come dolmen ma non in grado di resistere all’arma nera, l’artiglieria. Le mura nuove offrono l’innovazione del terrapieno che assorbe il fuoco nemico.
L’idea di trasformare la città in fortezza nasce da una sconfitta, ma il risultato è formidabile. «Padova - scrive il Sanmicheli nell’agosto del 1544 - ha una fortissima difesa di mura, fosse e baluardi che non v’è uguale in Italia». La metamorfosi della città è una necessità architettonica, urbanistica e militare dopo la rotta veneziana ad Agnadello nel 1509 che cambia la politica della Serenissima. Contro Venezia c’è tutto il mondo: il papa Giulio II, il re francese, Milano. Gli alleati di Cambrai mettono in campo una cavalleria pesante con nomi scintillanti di valore e nobiltà come il mitico Lapalisse e una potentissima artiglieria; Venezia ha le cernite padovane fatte di contadini, armati di forche e spiedi, le lance della nobiltà, i fanti di Brisighella e una cavalleria leggera composta da stradiotti epiroti, buoni combattenti, delinquenti incalliti, provetti nella castrazione.
Siamo alla globalizzazione dei mercenari. In mostra le manovre sul campo sono descritte da un portentoso plastico: più di mille soldatini di piombo (opera di Angiolo Lenci) con i carri, i cavalli, le insegne, i gonfaloni e gli stemmi mirabilmente dipinti. Con lo stesso sistema viene illustrata la rivincita veneziana su Massimiliano d’Asburgo, bloccato dai veneti al bastione della Gatta e costretto a togliere l’assedio. La rassegna che resta aperta fino al 20 luglio, mette in vetrina le armi bianche del tempo: balestre, picche, brandistocchi, mazzafrusti, alabarde, spade e pugnali. Manca uno strumento importante della difesa padovana: il falconetto. Il falconetto era un “cannone tascabile”, piccolo e leggero poteva essere spostato a seconda dell’andamento della battaglia. Gli affusti di legno sono stati polverizzati dal tempo e la parte metallica potrebbe essere troppo pesante per il pavimento del museo.
Le mura si snodano per 11 chilometri attorno alla città. La loro geografia è fatta di bastioni, torrioni, fosse, trabocchetti ipogei; i cordoli in trachite segnano il cambio di curvatura della muraglia. Si tratta di un monumento architettonico formidabile che conosciamo a segmenti, la mostra serve anche a dare un’idea complessiva dell’opera. Costruirla fu un impegno terribile e furono soprattutto gli arsenalotti veneziani a guidare i lavori. La città ne uscì massacrata: il guasto che prevedeva un miglio di “terra bruciata” attorno alle mura, per non dare ai nemici punti d’appoggio, costrinse alla distruzione di chiese come la Trinità, Santa Maria di Porciglia, la Certosa, ville nobiliari, istituti come il lazzaretto, il borgo di Coalonga. In mostra anche disegni, planimetrie delle fortificazioni, dipinti delle sette porte che si aprono sulle mura, due progettate da Andrea Palladio, modellini di gesso smontabili delle porte Liviana e Santa Croce. Inoltre dipinti del tempo e pezzi archeologici, un leone di San Marco scampato allo sterminio dei giacobini. Insomma, un bel tuffo nel passato attraverso una ricostruzione storicamente impeccabile.
La realizzazione, complessa, è stata possibile grazie alla volontà politica dell’assessore Colasio, all’impegno del Comitato Mura, alla competenza e alla passione dei due curatori Cinzia Donvito e Ugo Fadini, alla disponibilità e alla capacità organizzativa del direttore Davide Banzato. Piccola mostra nella mostra le fotografie di Paolo Coltro ispirate dalle mura. Fantasie in chiave onirica e informale, molto intriganti. Attorno alla rassegna si sta montando un programma di visite guidate alle mura, di spettacoli di teatro e musicali in via di realizzazione.
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