Emergenza abitativa a Padova, l’appello del vescovo: «Senza casa non c’è dignità, uniamo le forze»

 

L’appello di Cipolla in un incontro della Camera di commercio. «Le aziende sono patrimonio della comunità e concorrono al bene comune»

Claudio Malfitano

 

«Vi consegno un appello ad unire le forze per dare risposta al bisogno abitativo, che insieme al lavoro dà piena dignità alle persone». Dopo la sferzata alla città durante la festa della Madonna dei Noli, il vescovo don Claudio Cipolla è tornato a insistere sulla grave situazione di emergenza abitativa a Padova durante l’incontro promosso dalla Camera di commercio con il mondo economico e sindacale della città.

Prezzi degli immobili in costante crescita, gli affitti introvabili, l’invasione delle case turistiche in centro, la mancanza di posti letto per gli universitari fuori sede: è il mix che ha portato a una situazione allarmante spingendo il disagio abitativo in città e livelli mai visti prima.

Le parole del vescovo 

«Le imprese sono patrimonio dell’intera comunità e bene sociale e hanno la funzione di rispondere ai bisogni reali dell’esistenza e di costruire nella collaborazione il bene comune, non possono essere concepite come proprietà esclusiva», ha proseguito Cipolla.

Un richiamo chiaro alla necessità di un intervento su una questione che riguarda prima di tutto proprio i lavoratori. Appello che ovviamente non è rimasto inascoltato, ed è stato raccolto da tutti i rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo sindacale, degli ordini professionali e delle associazioni dei consumatori presenti all’incontro.

E d’altronde non è la prima volta che il vescovo interviene sul tema: «Padova è un cantiere di infrastrutture e insieme desideriamo sia un cantiere di alloggi per chi cerca casa, di accoglienza per chi cerca un futuro, d’imprenditorialità, di lavoro e di condivisione con chi soffre ed è solo, di solidarietà con chi è povero, di contrasto alla criminalità organizzata, al gioco d’azzardo, allo spaccio di stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione», aveva detto alla Madonna dei Noli, lo scorso 8 dicembre.

Aavere un ruolo sociale

L’intervento del vescovo si è focalizzato sul ruolo sociale delle imprese e delle professioni all’interno della comunità. Il tema dei giovani, che spesso si affacciano al mondo del lavoro carichi di aspettative, ma che in altri casi appaiono sfiduciati e fragili, è stato un altro degli argomenti di discussione: «La competitività di un’attività si gioca certo sulla capacità di innovazione, ma anche sulla capacità di porsi in ascolto dei nuovi bisogni che le persone portano nella sfera lavorativa sul piano delle esigenze di autorealizzazione, di partecipazione, di conciliazione della loro vita», ha spiegato monsignor Cipolla.

Ma c’è stato anche un accenno al peso della responsabilità dell’imprenditore: «Alcune fatiche relazionali e di esercizio dei ruoli dipendono da rigidità culturali in cui abbiamo ingabbiato l’impresa – ha spiegato il vesvoco – Penso alla grande solitudine di dirigenti e imprenditori, alla fatica di una leadership condivisa e ancor più a una leadership di cura, come pure alla fatica del passaggio generazionale o di testimone; penso alla contrapposizione tra chi detiene il capitale o la direzione e chi lavora; penso anche alle difficoltà di un efficace radicamento nel territorio, fino alle derive di imprese rapaci e irrispettose delle persone e dell’ambiente». 

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