Enrico Polo: «Noi non siamo un casinò»
«Il Bingo è partito nel 2001 con circa 400 sale, oggi si sono ridotte di circa la metà, dopo una raffica di chiusure o fallimenti. A Padova c’erano più sale e oggi ne è rimasta una sola: la nostra». È Enrico Polo che parla, uno dei due soci di maggioranza della Mille Uno Bingo Srl.
«Abbiamo acquistato la sala dell’Arcella da gruppo di imprenditori di cui faceva parte anche Tabacchi. Con la nostra gestione siamo riusciti a sanare i bilanci ma non credete che sia la macchina da soldi che tutti pensano:ogni 100 euro incassati a noi ne rimangono 18, il resto va in montepremi ed è il 70 per cento. Poi il 12 per cento netto delle nostre entrate va al monopolio dello Stato».
Non crede che in un momento di crisi come questo il Bingo aperto 23 ore al giorno possa solo alimentare false illusioni? «Il Bingo non è come al casinò. Una cartella costa 1 euro. Anche se una persona rimane qui dentro due ore spende più o meno come andare al cinema. Io credo di non rovinare nessuno e poi tenete conto che se una persona vuole giocare, lo fa a prescindere da noi. In ogni bar ci sono le slot machine e ormai ovunque ci sono i Gratta e Vinci».
C’è chi sostiene che la vostra presenza all’Arcella crei degrado. «Io tengo aperto 23 ore al giorno proprio per eliminare il degrado. Il Bingo aperto significa luce, vigilantes che girano, un presidio fisso insomma. Ho installato un sistema di videosorveglianza e a breve lo potenzierò. Ci hanno invitato addirittura ad un convegno sulla sicurezza convocato dal Pd, senza dimenticare che collaboro con la questura».(e.fer.)
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