Erasmus, si cambia chi non fa esami restituirà i soldi

L’università fissa un numero minimo di crediti da ottenere Il sindacato degli Studenti: «Una decisione penalizzante»
Di Silvia Quaranta

Se vuoi andare in Erasmus, devi portare a casa almeno 9 crediti formativi. Se non rispetti le regole, la borsa di studio ricevuta va restituita al Bo. L’università di Padova introduce, per la prima volta, un paletto chiaro sulla mobilità internazionale, obbligando gli studenti a dare almeno uno o due esami durante il periodo di permanenza all’estero.

La novità è nel numero di crediti: fino a un anno fa, gli studenti che sceglievano l’Erasmus erano tenuti semplicemente a non tornare a casa a mani completamente vuote. Qualunque esame, anche piccolo, era considerato sufficiente. Quest’anno il tetto minimo sale a 9 crediti. Il sistema, per chi è digiuno di riforme universitarie, è un po’ complicato, ma in parole semplici a ogni esame corrisponde un certo numero di crediti, che varia a seconda del carico di studio. Va detto che, in un anno, uno studente in regola con gli esami dovrebbe maturarne più o meno 60 e va da sé che darne 9 in sei mesi non è propriamente uno sforzo titanico. Ma ai troppo pigri spetta una punizione esemplare: la restituzione di tutti gli importi già liquidati, che variano (a seconda della destinazione) da 230 a 280 euro al mese.

«Il nostro obiettivo», precisa il prorettore alle relazioni internazionali, Alessandro Paccagnella, «è quello di spingere gli studenti a superare la soglia minima richiesta dal ministero: al momento di definire le risorse da destinare a ogni ateneo, vengono valutati alcuni parametri, tra cui il numero di studenti che ha conseguito almeno 9 crediti all’estero. Ai nostri studenti chiediamo solo, durante la loro permanenza, di rispettare questa indicazione. Aggiungo anche che il 99% dei ragazzi in Erasmus supera già abbondantemente i 9 crediti».

Gli stessi dati sono stati presentati, ieri, in sede di Senato Accademico, dove la novità è passata come comunicazione del rettore e non sotto forma di delibera, quindi di fatto non da discutere ma da apprendere per conoscenza così com’è.

Ai rappresentanti degli studenti è stato assicurato che in seguito la questione tornerà in discussione, ma al momento qualche perplessità è già stata sollevata.

«In generale», commenta Anna Laura Cortinovis, rappresentante in Senato Accademico eletta con il Sindacato degli Studenti, «non sembra che il provvedimento avrà un grande impatto sugli studenti. Dai dati che ci sono stati presentati, infatti, nessuno dei ragazzi andato in Erasmus lo scorso anno sarebbe incappato nella restituzione della borsa. Certo è che in questo frangente ognuno va tutelato, anche i casi particolari che per motivi non prevedibili potrebbero non raggiungere i requisiti richiesti. È comprensibile che l’università incentivi gli studenti a rispettare il learning agreement, ma la restituzione della borsa rischia di andare a pesare per l’ennesima volta sugli studenti che faticano a permettersi l’esperienza internazionale, più che incentivare il vivere appieno l’Erasmus».

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