Eredità contesa, le spese dell’ospedale all’origine della «guerra»

PADOVA. Denunce, assegni milionari e un misterioso bonifico da oltre 8 miliardi di lire in Lussemburgo. Tutto venuto alla luce per una semplice fattura medica non pagata.
La guerra legale sull’eredità di Renata Forti, quantificata in 15 milioni di dollari e che vede contrapposte a New York Susetta Mion e la nipote Micol, ha infatti inizio quando agli eredi della donna, morta a 85 anni nell’ottobre 2008, arriva dall’istituto Gaetano Pini di Milano un’istanza di pagamento per quasi 92.000 euro. Lì Renata Forti si era sottoposta ad una serie di accertamenti medici pochi mesi prima di morire. Il conto però non viene mai saldato, tanto che la clinica si vede costretta a inviare, nel febbraio 2012, un sollecito agli eredi, tra cui proprio Micol Mion Gordon, che nel frattempo si è sposata e trasferita a Boston.
Da questo momento ha inizio lo scontro che divide zia e nipote, con al centro un'eredità stimata in 15 milioni di dollari. Una vicenda senza esclusione di colpi che ha ora riportato alla luce assegni milionari e un misterioso bonifico da 8 miliardi di lire in Lussemburgo, sul quale ora gli avvocati stanno cercando di fare luce.
Ma per capire i reali contorni della vicenda si deve tornare all’aprile del 2000. Alcide Mion, marito di Renata e fondatore di un’azienda di grande successo nel settore tessile, è morto da quattro anni. Nel 1998 un altro lutto colpisce la famiglia padovana: muore infatti anche il figlio Sergio, padre di Micol e fratello di Susi e di Edoardo. Quest’ultimo, nel 2000, decide allora di rilevare le quote dei parenti nell’azienda di famiglia. L’atto viene firmato davanti al notaio Nicola Cassano ed Edoardo Mion stacca tre assegni da oltre 11 miliardi lire per la mamma, la sorella e gli eredi del fratello Sergio.
Renata Forti in quei giorni vive a Padova con la figlia Susi in via Aleardi, in una bellissima casa a pochi passi dalla Specola. Il 19 luglio 2000 deposita all’Antonveneta di piazza Cavour (ancora Antoniana popolare) l’assegno di oltre 11 miliardi di lire ricevuto dal figlio Edoardo. Da un’analisi degli estratti conto dell’epoca si nota come l’allora 77enne Renata inizi a movimentare il suo conto corrente con una frequenza fino a quel momento sconosciuta. Il giorno dopo, il 20 luglio, stacca un assegno da 208 milioni per un commercialista di Padova. E in un’altra settimana firma altri sei assegni a “M. M.” (“me medesimo”), da 20 milioni l’uno, denaro che viene quindi ritirato in contanti.
Ma è il primo di agosto del 2000 che succede un fatto decisamente insolito. La 77enne apre un conto corrente in Lussemburgo, sempre con l’Antonveneta, e qui improvvisamente trasferisce la bellezza di 8 miliardi e 300 milioni di lire. Da allora di quei soldi non si sa più nulla. Tanto che adesso gli avvocati dei nipoti stanno cercando di ricostruire come quel conto sia stato utilizzato nel corso degli anni.
Renata Forti e Susetta si trasferiscono quindi da Padova a Milano. L’anziana affida alla figlia la custodia e l’amministrazione di tutti i suoi beni. Cosa di cui si pente nel maggio del 2007, quando denuncia Susi per appropriazione indebita. Nella querela presentata alla questura di Milano accusa la figlia di «trattenere e di non voler riconsegnare 7,5 milioni di euro, gioielli e pellicce». Poco più di un anno dopo, in ottobre, Renata Forti muore, in condizioni di povertà, sul lastrico, senza neppure il necessario per gli alimenti e senza poter lasciare nulla ai nipoti.
La storia sembra quindi chiusa. Susi ormai si è stabilita a New York e vive in un appartamento sulla Quinta Strada. L’altro figlio Edoardo guida l’azienda di famiglia e i nipoti sono ancora troppo giovani per porsi le giuste domande. Fino a poco più di un anno fa quando, nel febbraio 2012, arriva l’istanza di pagamento da Milano. Edoardo Mion però rinuncia formalmente all’eredità. Una scelta che non è seguita dai suoi figli, Niccolò e Cecilia seguiti dallo studio Belloni di Padova, che ora sono al fianco della cugina Micol, rappresentata dall’avvocato Elvira Marzano. L’eredità della nonna al momento è però in passivo. L’unica speranza dei giovani Mion è quella di riuscire a stabilire che fine abbiano fatto gli 11 miliardi pagati da Edoardo alla madre nell’aprile del 2000.
Ora l’intera vicenda è nelle mani dei giudici americani, che a giugno hanno nominato Micol amministratrice dell’eredità di Renata Forti. Il tribunale ha poi “congelato” la disponibilità di tre appartamenti nella Trump Tower, di proprietà di una società panamense. A breve Susetta dovrà essere ascoltata dai giudici per fare un po’ di chiarezza su una storia dai troppo punti oscuri.
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