Escape Room, abbiamo provato per voi il gioco del momento

Enigmi e quiz da risolvere in un'ora, completamente al buio: noi non ce l'abbiamo fatta. E voi?
L'esterno dell'Escape Room in via Cassani, a Padova
L'esterno dell'Escape Room in via Cassani, a Padova

PADOVA. Great Escape, la grande fuga. Sì, come il titolo del mitico film del 1963 con Steve McQueen, in cui un gruppo di inglesi tenta di scappare da un campo di prigionia tedesco. Stavolta la situazione è lontana dall’essere pericolosa: sono le 10 e 30 di una domenica di sole e, in sette amici, proviamo il gioco di ruolo del momento, "Escape Room". Da mesi se ne sente parlare: impazza in tutto il mondo questa ‘moda’ di chiudersi in una stanza per cercare di uscirne, sfruttando tutto gli indizi messi a disposizione dagli organizzatori del gioco. Che qui a Padova si chiamano Andrea Ferro, Giovanni Prior e Matteo Zanatta, giovani neo imprenditori del divertimento che hanno ben pensato di sfruttare l’onda e di cavalcare questo successo planetario. Arriviamo carichi di aspettative in via Cassan, civico 6: ci aspetta Andrea, che ci fa accomodare e ci spiega le regole del gioco.

I tre soci titolari dell'Escape Room di Padova
I tre soci titolari dell'Escape Room di Padova

“Oggi sarete degli agenti segreti: dovrete recuperare tutti i file presenti all’interno della stanza, risolvendo gli enigmi che troverete. Attenzione: alcune piste saranno vicoli ciechi. Avete 60 minuti di tempo… In bocca al lupo!”. Dopo aver abbandonato i cellulari all’ingresso (non è possibile avere aiuti dal web) entriamo in questo spazio piuttosto angusto, pieno di oggetti che potrebbero servire al nostro scopo: un tavolo, una cassaforte, moltissimi soprammobili, addirittura un pianoforte. Tutte forme che però intuiamo solamente, visto che siamo completamente al buio.

Ed è da qui che comincia il gioco: un passo alla volta scopriamo come accendere la luce, come interpretare gli indizi sparsi in giro per la stanza, come usare torce, funi e macchine da scrivere. Impossibile non calarsi completamente nella situazione: c’è chi si dedica alla scoperta delle combinazioni per aprire i tantissimi lucchetti, chi fruga ovunque per trovare tracce essenziali all’apertura di cassetti, chi si spazientisce per la frustrazione di vedere i minuti che passano senza, apparentemente, avanzare nella risoluzione degli enigmi. Il regista vede da fuori tutto ciò che succede nella stanza e, ogni tanto, ci dà qualche suggerimento per toglierci d’impaccio quando ci areniamo in dettagli privi di significato. Si ride, si salta di gioia, ci si arrabbia anche, di fronte a formule astruse o a scatole a prima vista del tutto ermetiche. L’ora di gioco vola: allo scadere del tempo la porta si riapre. Missione fallita! O, meglio: completata per un 54%.

A ieri mattina nessun gruppo era risultato vincitore. Non ci scoraggiamo e prenotiamo per una prossima volta: oramai è una sfida aperta. Dal mese prossimo Great Escape si arricchirà di una nuova stanza tematica: una vera e propria prigione, da cui i giocatori dovranno evadere.

 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova