Eseguirono ordini ingiusti Vigili rischiano il processo

CAMPOSAMPIERO. L’ordine era illegittimo. E, dunque, sindacabile. Insomma i due agenti della polizia municipale del Camposampierese avrebbero potuto (o dovuto) non rispettarlo. Il motivo? Non stavano svolgendo un controllo sulle residenze, ma una vera e propria perquisizione, ovvero un atto di polizia giudiziaria che va autorizzato dal magistrato. E così dopo l’ex comandante della Municipale Gianni Tosatto, ora in pensione, e l’ex assessore alla Sicurezza Salvatore Scirè (Pdl), tutti e due già sul banco degli imputati come protagonisti del blitz messo a segno all’alba del 2 settembre 2009 nelle abitazioni di alcuni immigrati stranieri in nome di “santa sicurezza”, rischiano di finire a processo anche i due vigili urbani Giulio Zen, 59 anni di Riese Pio X in provincia di Treviso, e Alberto Zilio, 28 di Albignasego, entrambi difesi dalla penalista Paola Rubini. Le accuse contestate? Concorso in violazione di domicilio e tentata violazione di domicilio. Il gip padovano Chiara Bitozzi ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviare il procedimento penale a carico dei due agenti, sollevata dall’avvocato Giorgio Gargiulo che tutela nell’inchiesta (e nel processo già in corso) la Cgil e quattro vittime di quel controllo. Il giudice ha ordinato la formulazione del capo d’accusa al pubblico ministero che erediterà il fascicolo a suo tempo assegnato al pm Paolo Luca, ora in Procura generale. Pm che aveva chiesto l’archiviazione delle accuse per Zen e Zilio. Scrive il gip Bitozzi che «le attività dei due operanti sembrerebbero aver avuto natura e finalità di atti di polizia giudiziaria riconducibili agli articoli del codice di procedura penale (ispezioni e perquisizioni) eseguiti in spregio di presupposti, requisiti e formalità prescritti dalla legge... circostanza che, stante la contraddittorietà delle versioni rese, deve essere oggetto di rigoroso accertamento dibattimentale» sottolinea. E ancora, non ritenendo accettabile la giustificazione degli agenti di aver obbedito a ordini superiori, rileva: «Per i due non vale la causa di giustificazione dell’adempimento del dovere in quanto, anche se hanno agito su ordine del superiore gerarchico (Tosatto) la manifesta illegittimità dell'ordine di quest'ultimo (di introdursi in un domicilio per svolgere attività di controllo sulla residenza) era riconoscibile ai sottoposti per il bagaglio di conoscenze e competenze in loro possesso come agenti di polizia municipale... Questi elementi escludono l’insindacabilità dell’ordine e l'efficacia esimente dello stesso anche sotto il profilo putativo». Il 28 ottobre davanti al giudice Ventura riprenderà il processo a carico degli altri due imputati, l’ex comandante Tosatto e l’ex assessore Scirè, chiamati a rispondere di abuso d’ufficio e perquisizione abusiva. Quel 2 settembre di quattro anni fa un plotoncino di vigili, capitanati dall’allora comandante e dall’assessore, danno il via a una serie di controlli per verificare se siano ospitati irregolari, stranieri senza permesso di soggiorno. Non hanno in mano alcun provvedimento firmato dal magistrato, eppure - secondo l’accusa – pretendono di entrare nelle case di cittadini stranieri tanto che, in un famiglia marocchina che risiede in via Giovanni XXIII, i vigili sono chiari: «Vogliamo controllare chi c’è in casa». Ma qualcuno si oppone e denuncia.
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