Estorsione e incendi a San Donà. Blitz all'alba contro i Maritan

I carabinieri hanno eseguito misure cautelari contro Luciano, il padre Lino e cinque collaboratori. Indagato anche lo zio Silvano, già in carcere per omicidio
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 11.10.2013.- Procura della Repubblica, Conf.Stampa "Operazione Lucky" Ex mala del Brenta dedito al traffico e spaccio sostanze stupefacenti. Nella foto gli arrestati
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 11.10.2013.- Procura della Repubblica, Conf.Stampa "Operazione Lucky" Ex mala del Brenta dedito al traffico e spaccio sostanze stupefacenti. Nella foto gli arrestati
SAN DONÀ. Estorsione ed incendio i Maritan non perdono il vizio e finiscono nuovamente nei guai. I carabinieri hanno eseguito lunedì 4 gennaio all'alba sette misure cautelari che riguardano Luciano Maritan e il padre Lino, oltre a cinque loro “collaboratori”, l’accusa è di estorsione e incendio. Avrebbero distrutto con il fuoco alcuni camion. Indagato anche Silvano Maritan, fratello di Lino, ora in carcere per omicidio, e già esponente di spicco della Mala del Brenta.
 
 
I carabinieri di San Donà di Piave hanno agito a conclusione di un'inchiesta della Procura lagunare per incendi dolosi, estorsioni e spaccio di droga. All'operazione sono impegnati anche i militari delle Compagnie di Portogruaro, Mestre e Chioggia e del 4° Battaglione "Veneto" e delle unità cinofile del Nucleo di Torreglia.
 
Le indagini, alle quali ha contribuito il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri di Padova sono iniziate dopo due atti intimidatori a San Donà, a gennaio e settembre 2020, nel corso dei quali erano stati incendiati due furgoni di una ditta nel settore dell'assemblaggio di minuterie metalliche.
 
I carabinieri hanno, tra l'altro, raccolto gravi e concordanti indizi di colpevolezza a carico degli indagati, individuando sia l'esecutore materiale degli incendi che il mandante per un vecchio credito mai onorato.
 
L'estorsione ha visto coinvolti altri indagati responsabili di gravi e pressanti minacce alla vittima. Nel corso dell'indagine si è appurata, inoltre, la presenza di un'altra persona, sottoposta a richieste di estorsione per un mancato pagamento di una partita di droga.
 
Per un fatto analogo Luciano Maritan era stato condannato il 17 dicembre 2020 a tre anni e mezzo con rito abbreviato, per cui aveva potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena.
 
I fatti risalivano al 2018 ma il modo di agire è uguale. Luciano, nipote dell’ex boss della mala Silvano, è stato ritenuto responsabile di tentata estorsione nei confronti di due suoi clienti – due ai quali aveva venduto della droga – che, secondo Maritan, lo avevano messo nei guai. Nell’atto di conclusioni indagini a suo carico, per spaccio di droga, i due – secondo Maritan – erano colpevoli di averlo denunciato dichiarando che lui era il loro fornitore di droga. In realtà i due, dopo un’indagine dei carabinieri che avevano setacciato messaggi e telefonate, erano stati convocati in caserma e si erano limitati a confermare il fatto che 
 
Luciano aveva dato loro alcune dosi. Lui, arrabbiato, li aveva accusati di volerlo mandare in prigione, “invitandoli” a sborsare i soldi per saldare le sue spese legali. Non minacce esplicite, ma frasi sibilline pronunciate da un personaggio piuttosto noto del mondo della malavita. E che quindi la procura ha deciso di qualificare nella cornice della tentata estorsione.
 
Una vicenda che ha visto anche il coinvolgimento di Riccardo Bortoletto, insieme ad un altro amico di Maritan oggi deceduto. I due, in una occasione, avevano telefonato a uno dei due clienti anticipando che di lì a poco sarebbero passati a ritirare i soldi necessari per pagare le spese processuali di Luciano, che lui e l’amico, con le loro dichiarazioni, avevano contribuito a mettere nei guai.
 
Nei confronti dei due Maritan aveva chiesto, in un caso, 5 mila euro, e nell’altro una somma non quantificata. Di fronte alle accuse Maritan e Bortoletto hanno deciso per il rito abbreviato. Maritan (difeso dall’avvocato Annamaria Marin) quindi è stato condannato a 3 anni e 2 mesi (esattamente quanto richiesto dal sostituto procuratore Andrea Petroni) mentre Bortoletto (difeso dall’avvocato Giuseppe Brollo) a 1 anno e 4 mesi (il pubblico ministero ne aveva chiesti 2) e 400 euro di multa.
 
In base alle intercettazioni dell'operazione "at Least", contro la camorra casalese che ha governato il territorio di Eraclea, uno tra i finanziatori delle attività di Luciano Maritan era proprio Luciano Casadio, arrestato per le attività del suo gruppo camorrista. In varie occasioni Donadio viene intercettato con Maritan mentre quest'ultimo chiede soldi per finanziare le proprie attività.
Ovvio quindi che Maritan stesse molto attento a rientrare delle somme che poi doveva al boss camorrista.
 
 

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