Estorsioni, incendi e spaccio di droga. In carcere tutta la banda dei Maritan

SAN DONÀ. La “Veneto Orientale Spa, estorsioni e spaccio”, di Silvano, Lino e Luciano Maritan, torna sul mercato come ai vecchi tempi. Ma la nuova attività criminale di coloro che in passato tennero testa a Felice Maniero, finisce ben presto. E, tempo due anni, i carabinieri del Nucleo Operativo di San Donà e del Ros, smantellano tutto e in sette finiscono in carcere. Tra loro Lino e Luciano Maritan, padre e figlio, mentre Silvano, già in prigione per omicidio, viene solo indagato. Due le vittime delle estorsioni. Un imprenditore sandonatese e un tossicodipendente di Portogruaro. Il primo, secondo la banda, doveva saldare un presunto debito contratto dal padre, il secondo non avrebbe pagato una partita di cocaina.
In carcere sono finiti: Riccardo Bortoletto, 48 anni, San Donà di Piave; Francesco Roberto Filippini, 45 anni, Concordia Sagittaria; Robertino Gaetani, 55 anni, San Stino di Livenza; Pier Luigi Guerrato, 55 anni, San Donà di Piave; Lino Maritan, 79 anni, San Donà di Piave; Luciano Maritan, 55 anni, San Donà; Michele Poniciappi, 56 anni, San Donà. Tutti devono rispondere di incendio ed estorsione. Denunciato per gli stessi reati Silvano Maritan, 73 anni, San Donà e attualmente detenuto nella Casa circondariale di Vicenza.
L’INIZIO
L’indagine prende avvio quando i carabinieri del Ros accertano che Matteo Buriollo, piccolo imprenditore di San Donà e già in passato in “affari” con Luciano Maritan, è “sotto estorsione” da quest’ultimo. Maritan minaccia di massacrarlo di botte, come pure di recarsi dalla madre di Buriollo per sfasciarle la casa. Lo scopo è di farsi consegnare la somma totale di 10 mila euro, versata a rate settimanali di 200/400 euro, su una carta Poste Pay che aveva a disposizione lo stesso Maritan. Ma questo era solo una prima tranche dei 53 mila euro, quale presunto debito contratto da Gianni Buriollo, padre della vittima, nei confronti di Renzo Caldo, suocero di Luciano. Secondo i carabinieri, coordinati dal sostituto Giovanni Zorzi, a ideare l’estorsione con Luciano è stato lo zio Silvano. Anzi, molto probabilmente è lui inizialmente l’ideatore, mentre il fratello Lino riscuoteva il denaro da Buriollo quando Luciano era in carcere per scontare un cumulo di pena.
LA FUGA
Scrive il sostituto Zorzi «...di fronte alle minacce di pestaggio e di altri fatti pregiudizievoli, quest’ultimo (Buriollo ndr), comunque buon conoscente di Maritan Luciano, inizialmente ottemperava alla pretesa, per poi, di fronte all’ingiustizia della medesima e al deterioramento delle proprie condizioni economiche, cercare in ogni modo di sottrarsi, profittando anche della carcerazione che Maritan subiva». È il periodo in cui Buriollo scappa a Lignano dove vanno a cercarlo Lino Maritan e gli altri “soci” del gruppo, ma senza trovarlo.
I SOLDI DI SILVANO
A maggio dello scorso anno Buriollo , sentito dai carabinieri del Ros «ha riconosciuto espressamente l’esistenza del proprio debito di 40 mila euro (residuo dei 53 mila iniziali compresi gli interessi, ndr), somma dovuta dal padre e da Caldo Renzo a Maritan Luciano e Maritan Silvano, quest’ultimo, detenuto per l’omicidio di Lovisetto Sandro». Quindi i soldi prestati sono di Silvano, che Luciano presta attraverso Caldo, a Gianni Buriollo. E che sia Silvano l’ispiratore dell’estorsione si capisce anche da alcune telefonate, intercettate dai carabinieri, tra Luciano e Buriollo dove il primo riferisce che Silvano Maritan era molto arrabbiato con Matteo Buriollo, accusato di prenderli in giro.
GLI INCENDI
In quel momento i Maritan non trovano più Buriollo e decidono di vendicarsi in maniera trasversale, bruciando un furgone della ditta del cognato di Buriollo. Allora la vittima decide di raccontare tutto. A verbale, sentito dai Ros, dice: «Voglio aggiungere che le cose sono degenerate e per questo ho deciso di raccontarvi l’accaduto, dopo essere venuto a conoscenza che la sera del 29 gennaio 2020 ignoti avevano bruciato un furgone di proprietà della MV Assemblaggi, di mio cognato Rocco Vaccatello....Voglio aggiungere che la mattina successiva all’incendio, quando ancora non sapevo niente dell’accaduto, ho ricevuto l’ennesima telefonata da Maritan, il quale mi diceva: “Ciao…tutto bene?” parole alle quali interrompevo la comunicazione. Nel pomeriggio, dopo essere venuto a conoscenza dell’incendio, ricevevo un’altra telefonata da Maritan, al quale dicevo “Grazie del regalo che mi hai fatto”, e lo stesso mi rispondeva “Guarda che alle otto ero a casa”, senza che io avessi fatto riferimento alcuno all’incendio». Altro furgone del cognato viene bruciato successivamente.
Grazie alle intercettazioni i carabinieri risalgono ad altra attività estorsiva di Luciano e del il suo gruppetto nei confronti di G.F. L’uomo, dopo essere stato arrestato per la detenzione di 40 grammi di cocaina ricevuta da Maritan, non riusciva a pagarla. Luciano gli chiedeva ben 7000 euro, tanto che l’altro si recava in Svizzera per poterla recuperare in parte. Poi spariva. —
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