Eugenio Curiel, il fisico ebreo comunista confinato a Ventotene

PADOVA. Nato nel 1912 in una agiata famiglia della borghesia ebraica triestina Eugenio si avvia a studi di tipo tecnico- scientifico: inizia l’Università come studente di Ingegneria al Politecnico di Milano, passa poi a Fisica a Firenze e in Fisica si laurea a Padova il 20 Luglio 1933. Nella città veneta Curiel è arrivato al seguito del suo amico, ebreo come lui, Bruno Rossi, cattedratico di Fisica Sperimentale. Nel 1934, sempre a Padova, Curiel diviene assistente di meccanica razionale del professor Ernesto Laura.
Nell’ ambiente universitario patavino Curiel è vicino ad Enrico Opocher e Ettore Luccini. Ma decisiva è la sua amicizia con Atto Braun, Guido Goldschmied e Renato Mieli, tutti e tre ebrei e comunisti. Da questa frequentazione ha avvio l’ avvicinamento critico di Curiel al marxismo e al comunismo. E’ sempre del periodo padovano l’ amicizia con il pittore Tono Zancanaro. In ciò riprendendo alcune ispirazioni che vengono dal Partito Comunista clandestino, Eugenio Curiel si impegna in un’ azione di tipo « entrista» che lo porta a frequentare funzionari e fiduciari dei Sindacati Fascisti. Questi ultimi, pur essendo organismi del Regime, sono comunque frequentati da migliaia di operai e di contadini che in essi sperimentano direttamente le contraddizioni dello sfruttamento padronale.
Eugenio Curiel, a partire dal 1937, è redattore della pagina sindacale de «Il Bo», l’organo ufficiale del Gruppo Universitario Fascista di Padova: in questa veste conduce rigorose indagini e svolge inchieste sulle condizioni salariali e di vita- allora estremamente dure- del proletariato industriale ed agricolo di Padova. Nel Novembre del 1938 escono le infami leggi razziali che espellono dall’università italiana tutti gli ebrei, studenti e docenti. A Padova fra gli altri perdono l’incarico universitario Donato Donati, Marco Fanno, Adolfo Ravà, Tullio Terni, Bruno Rossi- il grande amico e maestro di Curiel-, il giovane assistente Cesare Musatti. E naturalmente Curiel stesso.
Ormai privato della sua professione Eugenio Curiel si dedica completamente alla politica: passa in Svizzera, poi in Francia, stringe ulteriormente il suo rapporto con il Partito Comunista Italiano, che a Parigi ha il suo Centro Estero. Con i comunisti il suo rapporto è sofferto: a loro si è avvicinato non solo per il prestigio dell’Unione Sovietica, ma anche perché li considera la forza che più ostinatamente e coerentemente combatte il fascismo. Ma dal Partito talora lo separano le tendenze settarie ed egemoniche che in esso si affermano, sotto l’indiscussa influenza stalinista. Così Curiel non accetta la sciagurata teoria del Socialfascismo, che ad un certo punto pone sullo stesso piano la Socialdemocrazia e il Nazifascismo: Curiel è invece fortemente convinto della necessità di una politica unitaria fra comunisti, socialisti e Giustizia e Libertà, e per un certo periodo collabora clandestinamente con il Centro Interno Socialista di Basso, Colorni e Luzzatto ( questi ultimi due ebrei come lui, a conferma del singolare contributo che gli Ebrei italiani hanno dato alla lotta e alla cospirazione antifascista).
Stabilitosi a Milano, Curiel viene arrestato nella città lombarda nel Giugno 1939. Rinchiuso a San Vittore viene processato e condannato a 5 anni di confino. La destinazione è l’isola di Ventotene. Nell’isola sono concentrati alcuni dei nomi più illustri dell’antifascismo italiano, ma anche semplici operai e contadini. A partire dalla fine del 1939 ai confinati si aggiungono decine di ex garibaldini di Spagna, che hanno combattuto nella difesa della Repubblica, sconfitta da Franco e dai Nazifascisti. Qui l’intellettuale triestino si impegna in un intenso lavoro di riflessione storico-politica , ma agisce anche come docente nei corsi di storia e di economia che ai confinati sono tenuti dagli intellettuali rinchiusi nell’isola. E’ questa l’Università del Confino, che sarà fucina di decine di quadri che agiranno, a partire dal 1943, nella Resistenza.
Ad Agosto del 1943 il Governo Badoglio libera la grande maggioranza dei confinati e con essi Eugenio Curiel. Dopo un breve rientro nel Veneto il nostro torna a Milano, si riavvicina definitivamente al Partito Comunista,e, quando si avvia la Resistenza armata al Nazifascimo, ne diviene uno dei capi più attivi e prestigiosi. Nella Resistenza, a Milano, con il nome di battaglia di Giorgio, Curiel lavora febbrilmente: scrive sui giornali comunisti L’Unità e La nostra Lotta, fa parte del Comando generale delle Brigate Garibaldi. Ma soprattutto fonda, con l’ appoggio di giovani socialisti,azionisti,democristiani, il Fronte della Gioventù per l’Indipendenza Nazionale e l’Unità, che organizza giovani e ragazze di tutte le tendenze politiche antifasciste e li impegna nella lotta clandestina e armata contro i Nazisti e i Fascisti. I risultati che, sotto la sua guida, il Fronte della Gioventù ottiene in termini di prestigio e di popolarità fra le giovani generazioni antifasciste sono eccezionali. Colpisce il fatto che la riunione costitutiva del Fronte si tenga a Milano, nel Convento dei frati Servi di Maria, con il contributo decisivo di due giovani religiosi appartenenti all’Ordine, Davide Maria Turoldo e Camillo De Piaz.
Il 22 Febbraio 1945, in Piazzale Baracca a Milano, Eugenio Curiel viene riconosciuto da una pattuglia fascista; prova a fuggire ma viene raggiunto ed ucciso con una scarica di mitra. Due mesi dopo l’Italia conquista la sua Liberazione. Eugenio Curiel è decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria. La Città di Padova gli ha dedicato un liceo scientifico, all’Arcella.
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