Ex banche Popolari, la protesta dei truffati: "Pochi 100 milioni per gli ex soci"

UDINE. Quei 100 milioni non bastano. Le associazioni dei consumatori criticano, con sfumature diverse, l’entità del fondo messo a disposizione dei soci beffati oggi in gravi condizioni economiche e sociali, da parte di Intesa SanPaolo, banca diventata proprietaria di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Sia il Movimento difesa del cittadino (Mdc) che Federconsumatori non ci stanno.
«Tale iniziativa non pare rispondere alle esigenze delle decine di migliaia di ex azionisti sotto molti profili - si legge in una nota del Mdc firmata dal responsabile veneto Matteo Moschini - la limitazione degli indennizzi ai soggetti titolari di un patrimonio mobiliare non superiore a 15.000 euro rende tale misura applicabile in casi limitatissimi in quanto nella maggior parte dei casi gli azionisti hanno sottoscritto obbligazioni delle due banche per importi quasi sempre superiori a tale soglia; Intesa SanPaolo non dà alcuna rilevanza alla gravità delle condotte illegittime imputabili alle due ex popolari; il limite massimo agli indennizzi fissato per ogni singolo cliente in 15 mila euro non tiene in alcuna considerazione la gravità delle operazioni in cui i risparmiatori sono stati portati a investire importi elevatissimi, spesso pari a tutti i loro risparmi».
Toni severi da parte della presidente regionale di Federconsumatori, l’avvocato Barbara Puschiasis. Pur sottolineando che si tratta di un primo passo positivo, Puschiasis non può non mettere in rilievo ciò che manca alla proposta formulata dall’Ad di Intesa Carlo Messina.
«Tale fondo non basta - scrive Puschiasis - e non è sufficiente per poter ricreare giustizia e recuperare fiducia. L’ammontare massimo che potrà essere riconosciuto a ciascun cliente non potrà essere superiore a 15 mila euro e sarà riconosciuto in più rate attraverso l’assegnazione di strumenti finanziari nell’arco di 5 anni a coloro che resteranno clienti di Intesa.
Tanti risparmiatori traditi dalle banche venete hanno chiuso i rapporti anche con Banca Intesa e dunque in base a questo fondo il cui regolamento verrà pubblicato più avanti non potranno avere accesso alla misura welfare. Coloro che versano in situazione di forte difficoltà economica hanno necessità di avere subito i soldi essendo un lusso che non possono permettersi quello di mantenere un investimento per ben 5 anni pagando per altro anche i costi connessi alla tenuta di un conto deposito.
E poi di che strumenti finanziari si tratterà? Per caso Intesa deve liberarsi di altra spazzatura? I parametri reddituali e patrimoniali non sono alternativi tra loro ma si sommano e sono troppo stringenti. Il fondo non si traduce assolutamente in una regalia, ma è esclusivamente uno strumento commerciale a costo zero per fidelizzare nuova clientela.
Non si può pensare che questa misura possa minimamente ricostruire la fiducia tra risparmiatori e sistema bancario. Intesa si è presa gli asset positivi, è diventata quasi monopolista nel territorio del Nordest e sta ora rideterminando le condizioni economiche dei rapporti con i clienti accrescendone sensibilmente i costi da sostenere.
Per tutte queste ragioni Federconsumatori continuerà la propria mobilitazione, in modo da raggiungere, così come d’accordo con il sottosegretario all’Economia Baretta, entro il 30 novembre la definizione della consistenza del fondo, e quindi l’incremento dello stesso, l’ampliamento dei criteri di accesso e la costituzione della Commissione di valutazione che dovrà riconoscere i risarcimenti ai risparmiatori che hanno subito violazioni delle norme imperative da parte della banca».
Intanto Fedeconsumatori, per venerdì 20 ottobre, proclama una manifestazione di protesta «per evitare che l’ingiustizia causata dai crac di BpVi e Vb non si ripeta e che chi ha sbagliato paghi». Appuntamento per le 10 del 20 ottobre a Udine, partendo da via Lionello sino ad arrivare in via Cavour, di fronte alla sede della ex Banca Popolare di Vicenza.
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