Ex Intendenza di Finanza trovato mosaico romano
Parcheggio interrato in via San Biagio: cantiere rallentato dagli scavi archeologici Il lacerto di un metro con due fiori e i boccioli gialli verrà recuperato e restaurato

MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA- LAVORI INTERNO EX INTENDENZA DI FINANZA VIA SAN BIAGIO (INTERNO PROPRIETA' PRIVATA
Un mosaico romano sotto l’ex Intendenza di Finanza, dove la “Beni Stabili” ha avviato i lavori per realizzare un complesso immobiliare con 53 appartamenti di pregio, 12 unità direzionali, e un parcheggio interrato ridotto a un solo piano rispetto ai tre progettati. Un affare da oltre 30 milioni di euro. Ma c’è un capolavoro riemerso dall’antichità adesso, che dovrà essere studiato e portato via dalla Soprintendenza archeologica.
Non che non fosse atteso, quell’area era abitata nella Patavium romana, tanto che altri splendidi mosaici sono stati ritrovati e conservati dopo la ristrutturazione di Palazzo Zabarella. Per alcune settimane dunque gli operai del cantiere, affidato alla Faber Costruzioni di Loreggia, si sono fermati per consentire agli archeologi di mettere in sicurezza l’opera. E adesso i lavori proseguiranno in parallelo con le indagini archeologiche. Quella degli scavi è la parte più contestata del progetto. È nato anche il Comitato “No park a rischio”, guidato da Luigi Zeno, con 450 adesioni tra residenti e commercianti delle vie Altinate, Zabarella e San Biagio. Temono che gli scavi per il park interrato possano compromettere la staticità delle case.
L’area di circa 7 mila metri quadri, si trova sul terreno dove nel 1439 (sotto la Serenissima) fu costruito il convento di San Bernardino. Nel Novecento diventò sede dell’Intendenza di Finanza e poi dell’Agenzia delle Entrate. Il complesso, messo in vendita dallo Stato, fu acquistata da “Beni Stabili” per 20 milioni. «Lo scavo archeologico che facciamo è propedeutico ai lavori per la costruzione del garage e procediamo in accordo con la ditta incaricata dei lavori» spiega Elena Pettenò, funzionaria della Soprintendenza con competenza su Padova che dirige gli scavi in sinergia con il dirigente della Soprintendenza, Andrea Alberti. «Adesso stiamo ampliando l’area di scavo a meno un metro e abbiamo aperto una finestra stratigrafica a meno 4-5 metri. L’indagine procede dal 2010. Abbiamo trovato un lacerto di mosaico di un metro per 50 centimetri del periodo tardo romano (III-VI sec. d.C.): sono dei fiori in bianco e nero, due interi, con petali oblunghi e il bocciolo giallo. E delle strutture molto residuali, muri poco conservati e fondi di vasca con cubetti laterizi. Solo il mosaico verrà sottoposto a un’operazione di strappo dalla sede, restaurato e valorizzato altrove. Quello che i carotaggi hanno evidenziato è la stratigrafia densissima di quell’area, abitata dal VI secolo a.C. al III-IV d. C., dai Veneti antichi ai romani. Era una porzione di controansa del Medoacus a vocazione residenziale. La frequentazione antropica si ferma a meno quattro metri e mezzo e racchiude fasi compatte». Il che vuol dire costruzioni sopra costruzioni, ininterrottamente dalla prima età del ferro alla tarda romanità. Certo, Pettenò non dà giudizi sull’opportunità di un garage interrato in via San Biagio e spiega: «È materia archeologicamente interessante per ciò che ci fa capire ma non si può mantenere in situ e non è così importante da essere valorizzata a vista. Il nostro intento è che gli scavi vadano in sinergia con i lavori del park».
Claudio Malfitano
Alberta Pierobon
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