Al via il restyling dell’ex ospedale psichiatrico ai Colli: nuove strutture sanitarie entro il 2027

L’ex ospedale psichiatrico ai Colli si trasformerà in un moderno polo sociosanitario con Rsa, centro salute mentale e hub sanitario. Investimento di oltre 15 milioni per un progetto innovativo e flessibile

Simonetta Zanetti
Caputo nel cantiere della casa della comunità
Caputo nel cantiere della casa della comunità

Il restyling del profilo sinistro dell’ex ospedale psichiatrico ai Colli – oggi complesso sociosanitario – sarà visibile già nel 2027 e ancor più nitidamente l’anno successivo e racchiuderà l’evoluzione dell’assistenza territoriale: dalla casa della comunità a un centro per la formazione pronto a trasformarsi, in tempo reale, in un hub sanitario per affrontare le emergenze.

Tra questi, la realizzazione di una Rsa e di un centro dedicato alla salute mentale. Interventi onerosi, da agire in punta di trapano considerando i numerosi vincoli cui sono sottoposte le strutture e in qualche caso lo stesso sedime: si stima una spesa di oltre quindici milioni.

A guidarci in questo viaggio in un futuro già presente, l’ingegner Tommaso Caputo, direttore dei servizi tecnici e patrimoniali dell’Usl 6: «Nel 2010, con la piena proprietà del complesso ci siamo trovati con la parte destra, storicamente utilizzata, in ordine, mentre la parte sinistra era di fatto abbandonata e richiedeva un lungo processo di messa in ordine, di progettualità e di ricerca di finanziamenti. Finalmente siamo alla fase realizzativa».

La casa di comunità 

Nel padiglione 3, dove nella parte più a ovest è da tempo attivo un Ceod, troverà posto la casa della comunità della città. I lavori riguardano la parte più a est della struttura, spazi in cui un tempo trovavano ospitalità i pazienti psichiatrici. All’interno del cantiere sono visibili solo i muri, vincolati, e i solai, anch’essi da preservare.

Già definiti però gli spazi dei servizi che l’ingegner Caputo disegna idealmente al suo passaggio: ingresso, sala d’attesa, front office, spazio per i medici di famiglia e ambulatori affacciati su un corridoio.

«I lavori saranno completati in estate, con l’obiettivo di attivarla entro l’anno» spiega «il vero problema non è costruirla, ma far partire una macchina nuova. Dopodiché il concetto di casa della comunità deve essere visto in termini più ampi rispetto al singolo locale perché il complesso ai Colli è tutto dedicato all’erogazione di servizi. In questa struttura si identificheranno le novità come la presenza dei medici di famiglia, ma le attività ambulatoriali che già operano altrove, ad esempio nel padiglione 2, resteranno dove sono».

L’Rsa

L’Rsa sorgerà nella parte centrale del padiglione 3: «Questo intervento è stato un po’ condizionato da quello che stava succedendo a Casa Breda (i cui ospiti sono stati destinati altrove dopo la chiusura ndr)» prosegue Caputo «prima di partire volevamo avere la certezza che non ci sarebbe stata la necessità di ospitarli, in modo da non dover aggiustare il tiro in corsa».

Il cantiere sarà visibile con il nuovo anno, al più tardi a primavera: «Sarà una struttura puntata sulla massima flessibilità, destinata alla ricettività H24» spiega «la destinazione attuale è per la disabilità ma tecnicamente potrà trasformarsi in qualunque tipo di servizio, come un hospice. In funzione dell’evoluzione dell’invecchiamento della popolazione o della presenza di altre attività omogenee potrebbe virare anche su altre funzioni simili: il progetto è stato testato e verificato su più funzioni».

Nel padiglione 3 rimarrà infine un’ala di 500 metri che verrà sistemata esternamente, consolidata ma la cui destinazione d’uso è ancora in fase di analisi.

La psichiatria 

Il padiglione 4 è atteso a un primo intervento di recupero di oltre 4,6 milioni per raggruppare i servizi di psichiatria nell’ala est. Qui al piano terra ci sono uffici, mentre il primo piano è vuoto; al centro, al piano terra trova posto l’attività riabilitativa, mentre a est al piano terra c’è la Uildm e il primo piano è inutilizzato.

«Oltre all’adeguamento sismico il progetto prevede la sistemazione esterna dell’intero edificio» rivela Caputo «sulla parte di destra verranno completamente ristrutturati il piano terra e il primo piano, oggi abbandonato, per ospitare tutti i servizi della salute mentale che adesso sono al padiglione 7. Si tratta di un intervento di ampliamento e razionalizzazione». L’apertura dei cantieri è in programma tra aprile e maggio con fine lavori un anno dopo. Nel frattempo, è in corso di trasferimento degli uffici all’esterno del complesso.

«Poi rimarrà un secondo stralcio di lavori che però sono da finanziare, ma diciamo che intanto l’edificio verrà sistemato per intero e le altre opere potranno essere fatte anche in fasi successive».

Sala riunioni e hub sanitario 

Un altro intervento già deliberato con l’affidamento del progetto di fattibilità tecnico economica riguarda il padiglione 9. «A parte due piccole aule riunioni nel padiglione 6, in città siamo fortemente carenti di spazi per la formazione» prosegue l’ingegner Caputo «pertanto è stato deciso di recuperare l’ex cinema teatro realizzato negli anni ’50 a servizio dei pazienti dell’ospedale psichiatrico. Non solo: durante il Covid, ci siamo accorti di non avere uno spazio di proprietà da riconvertire per attività massive, dalle vaccinazioni ai tamponi. In questo spazio, abbandonato e maltrattato, c’è l’impegno di Cariparo di garantire l’intera operazione».

Di fatto, spiega, «la parte strutturale rimarrà invariata, a cambiare saranno gli arredi, con uno spazio polifunzionale riconvertibile in tempo reale. Sotto una fila di sedie ci saranno infatti dei pozzetti dove arriva l’acqua e nel deposito ci saranno le pareti mobili e le torrette per i lavandini, tutto pronto a essere posizionato».

La visione 

Per l’ingegner Caputo sono gli ultimi giorni al lavoro poi, scherza, i cantieri li verrà a guardare da pensionato: «Siamo passati da una fase di 4-5 anni di progettualità e di messa in piedi alla fase del fare. Ora resta da ridisegnare solo il futuro del padiglione 10 che oggi ospita il Serd e che necessita di un intervento massiccio» prosegue «la struttura ha grandi potenzialità perché ha due piani vuoti. L’ultimo passaggio per l’assetto finale dei Colli sarà quindi quello di riallocare il Serd e ristrutturare gli spazi, ma credo che non se ne parlerà prima di 2-3 anni».

L’idea che si va definendo è comunque quella di concentrare in zona sempre più attività sanitarie.

I nodi 

Non solo grandi opere però: con 10 padiglioni articolati in 27 corpi di fabbrica in un’area vastissima, il complesso ai Colli è una cittadella complessa da gestire anche nella quotidianità: «Ci sono ristrutturazioni che hanno più di 20 anni» conclude «il problema è che oggi, a livello regionale abbiamo fortissimi limiti di budget per la manutenzione straordinaria. Purtroppo siamo dovuti passare dalla manutenzione preventiva, predittiva a rincorrere l’emergenza. Come azienda poniamo sempre in evidenza questo sottodimensionamento. Fino a quando siamo riusciti a tamponarlo era un problema interno, adesso purtroppo comincia a pesare anche sull’utenza». 

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