Fa la coronarografia e poi muore: aperta un’inchiesta

Giuseppina Artosin Scardin aveva 72 anni e abitava a Montagnana
Giuseppina Artosin Scardin
Giuseppina Artosin Scardin

MONTAGNANA. È morta il 7 febbraio scorso Giuseppina Artosin Scardin (nella foto), 72 anni, residente a Montagnana in via Brandolese, dopo una coronarografia eseguita nell’Azienda ospedaliera di padova. Un esame ad alto rischio che, all’inizio, era stato fissato per il 2 del mese poi era slittato al 5. Un esame diagnostico invasivo che avrebbe indicato la necessità di un intervento. Ma, prima di finire in sala operatoria, le condizioni della paziente sono precipitate. Ed è arrivata la morte.

Il pm padovano Benedetto Roberti ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza in seguito all’esposto firmato dalla figlia, Silvia Scardin, presentato ai carabinieri di Este. Figlia che ha chiesto di verificare se ci siano stati ritardi colpevoli nell’esecuzione dell’esame e dell’operazione che sarebbe dovuta seguire. E se gli eventuali ritardi – qualora riscontrati – abbiano provocato il decesso della madre.

Sul corpo della paziente è già stata eseguita l’autopsia, affidata al dottor Silvano Zancaner, direttore della Medicina legale dell’ospedale di Mestre, e al cardiochirurgo Paolo Ius dell’ospedale Ca’ Foncello Treviso (consulente della famiglia il dottor Giuseppe Molinari).

È il 31 gennaio quando la signora viene ricoverata. Non stava bene e si era rivolta al medico di base che, dopo la visita, l’aveva dirottata in ospedale sospettando seri problemi cardiaci. All’accettazione è classificata “codice rosso”: immediato il ricovero in Medicina generale dove si decide di sottoporla a una coronarografia, procedura diagnostica che ha l’obiettivo di indagare lo stato delle arterie coronariche, i vasi sanguigni che partono dall’aorta, quando c’è il sospetto che siano ostruite. Come? Introducendo un catetere lungo i vasi fino al cuore tramite il quale far defluire un mezzo di contrasto per “illuminare” la parte interna.

La figlia lamenta che l’esame sarebbe stato ritardato di tre giorni. Dal 5 al 7 febbraio, peraltro, Giuseppina Artosin sarebbe stata colpita da una forte febbre. Tragica coincidenza: nella stanza dov’era ricoverata prima era morta la sua vicina di letto, qualche ora più tardi lei.


 

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