Falsi certificati in carcere un altro medico nei guai

A processo il dottor Antonio Morea di Villafranca e due secondini del Due Palazzi  Ma nell’inchiesta sono coinvolti in tutto quattro sanitari e 16 agenti del carcere
GENESIN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CAMERA PENALE ALLA CASA DI RECLUSIONE
GENESIN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CAMERA PENALE ALLA CASA DI RECLUSIONE

Sedici agenti di polizia penitenziaria in servizio nella casa di reclusione Due Palazzi (il grattacielo riservato ai condannati in via definitiva) e quattro medici di base: sono i “numeri” dell’inchiesta che sta svelando come, dietro a certificati di assenza dal lavoro firmati dai sanitari, non c’erano le malattie dichiarate ufficialmente. Anzi, non c’era nessuna malattia: quei documenti servivano solo per trovare tempo da occupare in altre attività (di lavoro o dedicate al tempo libero). E altri tre sono finiti a processo. Il gup padovano Domenica Gambardella ha rinviato a giudizio il dottor Antonio Morea, 60 anni di Villafranca (difensore il penalista Piero Longo) e gli agenti Giovanni Genova, 39enne di origine siciliana (avvocato Fabio Targa), e il collega Felice Mangini (avvocato Eleonora Danieletto). I reati contestati? Concorso nella violazione dell’articolo 55 quinquies della legge Brunetta sul Pubblico impiego per avere presentato certificati medici che attestavano false malattie (in quanto inesistenti). E in truffa aggravata ai danni dello Stato avendo indotto in errore l’amministrazione penitenziaria e incassato gli stipendi non dovuti.

In particolare l’articolo 55 quienquies punisce il lavoratore dipendente di una Pubblica amministrazione che giustifica l'assenza dal servizio con una certificazione medica falsa. Falsa perché attesta una condizione patologica che, in realtà, non esiste. La norma punisce pure il medico “complice” che, in caso di condanna, rischia come sanzione disciplinare la radiazione dall'Albo e, se convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, il licenziamento per giusta causa o la decadenza dalla convenzione. Per gli stessi reati nel giugno dell’anno scorso è già stato condannato a di 1 anno e 2 mesi il medico del carcere Guido Carpené di Selvazzano.

Lombosciatalgia, emicrania, mal di gola, gastrite le malattie diffuse come un’epidemia tra il personale di custodia del Due Palazzi nel periodo 2012-2015 (ci sono casi precedenti non punibili per l’intervento della prescrizione). Peccato che quelle patologie si manifestassero sempre d’estate, tra Natale e Capodanno, nei fine settimana o durante qualche “ponte”. C’è chi ha accumulato fra i 70 e i 100 giorni di assenza nell’arco di un anno. Durante quei giorni di “salute precaria”, almeno sulla carta, un agente pugliese colpito da lombosciatalgia è stato sorpreso (e fotografato) dai carabinieri nel paese natìo mentre faceva il meccanico steso sotto un’auto a lavorare in una posizione da acrobata. Un altro collega 40enne, lo scorso marzo, è stato sorpreso mentre lavorava nella pizzeria da asporto “Dall’imperatore” situata all’Arcella in via Giovanni D’Alemagna 16. Un altro ancora ha avuto la faccia tosta di presentarsi in carcere per disputare una partita di calcio: chissà, forse il medico gli aveva prescritto, come terapia, di fare ginnastica.

L’inchiesta sulle false malattie certificate, coordinata dal pubblico ministero Sergio Dini, è nata dalla precedente indagine sul "carcere colabrodo" dove entrava di tutto, dalla droga ai cellulari, culminata con una serie di arresti anche tra gli agenti nel giugno 2014.

Argomenti:carcere

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova