Scacchista padovano colpito da infarto a Budapest, l’appello: «Rimpatriamolo»

Il maestro Federico Manca grave in Ungheria. Gli amici avviano raccolta fondi per riportarlo a Padova

Daniela Gregnanin
Lo scacchista Federico Manca
Lo scacchista Federico Manca

Lo scacchista padovano Federico Manca è stato colpito da infarto mentre di trovava a Budapest ed è ora ricoverato nell’ospedale ungherese.

Gli amici hanno lanciato una colletta per riportarlo in Italia.

«Lancio un appello alle istituzioni, al Comune di Padova in primis e a tutti gli enti, affinché si possa quanto prima riportare in Italia il concittadino Federico Manca, che versa in gravi condizioni di salute dopo essere stato colpito da infarto il 24 dicembre scorso in Ungheria a Budapest, mentre con la famiglia, si recava al supermercato», l’invito di Lorenzo Cibotto, amico da sempre del maestro internazionale e scacchista italiano Manca, medaglia di bronzo alle olimpiadi del settore nel 1990.

La passione per questo gioco era venuta al professionista già in tenera età, a 8 anni giocava con i fratelli e l’amore per la scacchiera l’ha portato a vincere il Campionato Veneto Juniores poco più che decenne.

A 14 è stato anche il più giovane candidato Maestro d’Italia, mentre a 15 anni ha rappresentato l’Italia al torneo a squadre a Tunisi ottenendo risultati straordinari.

Nel 1985 è diventato Maestro Fsi, titolo riconfermato nel 1987 al torneo internazionale di Imperia. L’uomo pluripremiato e riconosciuto a livello mondiale come uno dei migliori professionisti – ha fatto parte della Federazione Nazionale Italiana –, vive da anni con la famiglia tra Padova e lo stato magiaro.

La vigilia era stata deputata agli acquisti alimentari e con la famiglia si era recato in un supermarket della capitale. A un certo punto lo scacchista ha accusato malore improvviso accasciandosi a terra.

Vista la gravità della situazione sono stati allertati i soccorsi. «Purtroppo da quello che mi ha riferito la mamma che gli è accanto, l’ambulanza non sarebbe giunta sul posto immediatamente e le condizioni di Federico si sarebbero aggravate di minuto in minuto. L’attesa del mezzo è stata incisiva per la sua», sottolinea l’amico Lorenzo, che con altri colleghi e conoscenti sta cercando un modo per riportare il campione nella sua città.

«A Budapest è stato operato al cuore ma, nel tentativo di risvegliarlo dopo l’intervento, qualcosa è andato storto e i medici hanno constatato un edema cerebrale. Da quel momento il coma è stata la condizione di vita di Federico. Siamo tutti basiti, perché la situazione nella quale versa è grave. Ci sono purtroppo capacità sanitarie a Budapest, mi dispiace dirlo, diverso dagli standard italiani e padovani».

Purtroppo, le informazioni che giungono dall’Ungheria sono di giorno in giorno drammatiche, il maestro a detta di moglie e madre, starebbe molto male.

«È già stato spostato in ospedali diversi e nonostante il coma ha avuto tre trasferimenti in altrettanti nosocomi ma, nessuno a oggi è stato in grado di dare una diagnosi o delle risposte. A questo punto io e altri amici, abbiamo deciso di divulgare la notizia e di raccogliere dei fondi per far rientrare Federico Manca a Padova».

I medici hanno comunicato che il trasferimento dello scacchista necessita di un volo specifico e che l’importo del viaggio in condizioni di sicurezza, visto il protrarsi del coma, avrebbe un costo di 15 mila euro.

«Chiedo ai cittadini di aiutarci in questa impresa e vorrei che l’amministrazione si facesse portabandiera di questo caso. Ricordo che Manca ha collaborato in diverse occasioni con il Comune e, al di là di questo, stiamo parlando di un nostro campione, di un uomo che ha sempre tenuto alto il nome di Padova a livello internazionale. Purtroppo il tempo non lavora dalla nostra parte, ma spero che la solidarietà e l’amministrazione possano unirsi e dare una speranza di vita a Federico».

Al momento gli amici si stanno organizzando e a breve decideranno con quale modalità avviare la raccolta fondi. La speranza è quella che qualcuno possa già donare l’intera cifra o che il Comune stesso si possa mobilitare.

«Da quello che mi risulta, ci sarebbe qui a Padova già la disponibilità ad accoglierlo in ospedale e a verificare lo stato del paziente», conclude speranzoso l’amico Cibotto.

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