Nicoleta uccisa dal marito. Era stata costretta ad abortire

Il femminicidio di Abano in Corte d’assise: in aula testimoniano le amiche, le colleghe di lavoro e un cugino. La vicina confidente: «Una sera dissi ai carabinieri: “Se succederà qualcosa, l’avrete sulla coscienza”»

Cristina Genesin
Nicoleta Rotaru, uccisa dal marirto
Nicoleta Rotaru, uccisa dal marirto

Nel 2021 Nicoleta Rotaru di Abano Terme era rimasta incinta per la terza volta nel corso del suo matrimonio con Erik Zorzi, rinchiuso in carcere dallo scorso marzo con l’accusa di aver assassinato, il 2 agosto 2023, l’ormai ex moglie mascherando la morte come un suicidio. E alla fine, pressata dal marito che le urlava «Butta via quella merda», aveva deciso di abortire.

L’interruzione di gravidanza

Una scelta dolorosissima per lei, molto credente, eppure ben consapevole dell’inferno familiare in cui si era ritrovata a vivere. Quel dramma lo aveva confidato a due amiche del cuore, pronte a offrirle il sostegno che non avrebbe trovato nelle forze dell’ordine, anche se intervenute tante volte nell’abitazione coniugale a Monteortone di Abano in via Rocca Pendice.

È quanto emerso il 16 gennaio nella seconda udienza del processo davanti alla Corte d’assise di Padova.

«Siamo amiche da tempi del liceo, lei è venuta in Italia due anni dopo di me...Mi raccontava che il marito era possessivo e geloso. E che, negli ultimi tempi, stavano nella stessa casa solo per il bene delle bambine... Peraltro lui non aveva considerato sua figlia la seconda bambina, fino a quando aveva iniziato a camminare e a parlare... E spesso, dicendole “sei una puttana moldava”, umiliava Nicoleta, che era preoccupata. E aveva paura per la sua vita» ha raccontato l’amica che vive a Brescia, di fronte allo sguardo di Zorzi seduto sul banco degli imputati accanto ai difensori, Cesare Vanzetti e Silvia Masiero.

Ancora l’amica: «Le avevo sempre detto di rivolgersi alle forze dell’ordine ma lei mi rispondeva che lo aveva fatto. E che finché non avevano prove, non potevano fare nulla». Poi le parole più forti: «Quando Nicoleta è morta sono stata da loro e ho detto che non si era suicidata e che era stata sempre minacciata. I carabinieri hanno replicato che non c’era nessuna denuncia da parte sua».

Era terrorizzata

Il 31 luglio 2023 accade un fatto che sembra preannunciare la tragedia: «Mi riferì che quella mattina si era svegliata con lui sopra di lei. Quando gli aveva chiesto che cosa ci facesse, il marito le aveva risposto “Niente, volevo vedere se dormivi”».

Un episodio ricordato da due colleghe di lavoro degli ultimi mesi («Nicoleta quella mattina appariva terrorizzata») e da un’amica-vicina di casa. Quest’ultima ha ricostruito le condizioni di vita di Nicoleta confermando l’aborto: «Mi chiedevo anche come fosse stata possibile la gravidanza... lei mi rispose che a volte aveva dovuto concedersi per la pace familiare e una volta per poter comprare il pianoforte alla figlia... Lui la cercava anche se aveva un’altra donna».

Inquietante un episodio: «Una sera erano intervenuti i carabinieri su mia chiamata... Poco prima mi aveva telefonato Nicoleta, molto provata dopo un lite con il marito. La linea era caduta, lei non rispondeva, e io ero preoccupata... I carabinieri suonarono il campanello di casa mia, dicendo che lei dormiva ed era tutto a posto con il marito...Mi dissero” ci ha chiamato per niente, che bisogno c’era... Sappiamo com’è la situazione già segnalata ai Servizi sociali...”. Avevano detto che la casa era un disastro e ne parlavano come se fosse colpa di Nicoleta. Dissero anche “lei è stata plagiata dalla signora”. Io risposi: “Sappiate che se succederà qualcosa alle bambine e alla signora, l’avrete sulla coscienza”».

L’amica ha insistito: «Nicoleta sentiva che le sarebbe successo qualcosa... Voleva fare testamento, voleva che mi prendessi carico delle figlie se le fosse accaduto qualcosa». Una richiesta fatta pure all’amica di Brescia. Sempre la vicina: «Viveva per le figlie, per loro si sarebbe privata di tutto». Un racconto ribadito dal cugino di Nicoleta che l’aveva invitata ad andarsene di casa: «Nicoleta era stata anche spinta giù dalle scale dal marito, lo aveva riferito a mia moglie. Lei non si sarebbe mai uccisa: negli ultimi mesi mi mandava foto di case che avrebbe voluto comprare».

Pensava al futuro

Tutti i testimoni – comprese le colleghe del laboratorio artigianale dove la 37enne lavorava dal maggio 2023 – sono stati chiari: «Nicoleta ci aveva fatto sentire delle registrazioni in cui lui diceva che voleva liberarsi di lei». Le colleghe hanno precisato: «Ci fece sentire un audio, lui diceva: “ammazzo te e le tue figlie”». Se non fosse morta quel giorno d’agosto, Nicoleta sarebbe stata assunta con un contratto a tempo indeterminato dall’1 settembre successivo. E alle colleghe ripeteva: «Sono gli ultimi cento metri...». Grazie al lavoro avrebbe potuto fare un mutuo e pensare a una nuova vita con le figlie.Tuttavia Nicoleta – che in due occasioni s’era presentata al lavoro con botte ed un’escoriazione giustificate da cadute casuali – doveva fare i conti con Erik «geloso e possessivo» hanno ricordato le amiche, «Cercava di isolarla». Di nuovo in aula il 29 gennaio. —

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