«Fiera, per rilanciarla servono 4 milioni»

Olivi: «Ecco il progetto: verde verticale, una serra da via Tommaseo al Centro congressi e spazi per aziende e innovazione»
Una serra che accompagna il visitatore lungo tutto l’asse nord-sud della fiera, dall’ingresso storico di via Tommaseo fino al nuovo Centro congressi, e un decumano che si trasforma in una passerella ad altezze variabili che taglia l’asse est-ovest in modo che il visitatore abbia la possibilità di immergersi nel verde o di osservare dall’alto le soluzioni architettoniche e tecnologiche della piccola ma specializzata Fiera di Padova. E dai muri dei padiglioni orti verticali, dal cemento del suolo un giardino delle eccellenze dove è rappresentato tutto il meglio della florovivaismo del Paese. Queste alcune delle idee più suggestive di un progetto da 4, 8 milioni di euro che sarebbe in grado di dare un volto nuovo al quartiere fieristico cittadino.


Un progetto condiviso dagli enti pubblici e privati che ruotano attorno alla Fiera e che ha ricevuto più volte l’apprezzamento dei portatori d’interesse. «Fino a ora abbiamo investito circa 2 milioni di euro in opere necessarie e funzionali alla crescita del fatturato» sottolinea Andrea Olivi il presidente di Geo, la società del gruppo Gi Planet che gestisce la Fiera. «Ma ce ne mancano ancora 4 per poter portare a casa un risultato fondamentale: quello di rendere la fiera uno spazio smart, accattivante e moderno, necessario per continuare ad attrarre clienti ed eventi di peso ma pure per dare ancora maggiore credibilità a un progetto che può funzionare solo con la partecipazione di tutti». Un piano di per sé ambizioso pure nei tempi se è vero che alcune sue parti, quelle legate agli aspetti green, dovrebbero essere pronti già per il Flormart di ottobre. «Abbiamo avviato un road show in tutta Italia» spiega o l’amministratore delegato di Geo Luca Griggio. «Stiamo girando il Paese con un plico di contratti pronti per la firma che vedranno coinvolti i migliori gruppi del florovivaismo italiano. A loro offriremmo un contratto di fornitura che ci permetterà di realizzare il nostro progetto ma in cambio chiederemo una presenza pluriennale in una fiera che sarà uno showroom permanete delle eccellenze produttive e tecnologiche del settore». Ma non di solo verde vive un quartiere fieristico che vuole vocarsi all’innovazione. Ecco allora che nel piano di rilancio della Fiera ha largo spazio il campus dell’innovazione che dovrebbe vedere coinvolta l’Università e la sua Unismart (la società per il trasferimento tecnologico del Bo), il Galileo Visionary District, il Parco Scientifico con la sua Scuola di design ma pure “officine digitali” e spazi dedicati all’incontro tra le imprese e l’innovazione.


Sono previsti inoltre padiglioni temporanei per ospitare gli eventi che necessitano di spazi maggiori, una Patavium Arena e un Patavium Convention per offrire un ventaglio completo di possibilità al sistema degli eventi congressuali e alla convegnistica che si integri con il Centro congressi, ed un centro per la logistica e per l’e-commerce che faccia della fiera un punto di riferimento per la consegna in tempo reale degli acquisti su internet. «Abbiamo pensato a rivoluzionare un concetto tradizionale che rischia di non garantire i risultati di vent’anni fa» conclude Olivi. «Abbiamo ricevuto l’approvazione di tutti ma ora non bastano più le pacche sulle spalle. Ci vogliono supporti agli investimenti per fare di questo progetto una realtà».


Riccardo Sandre


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