Figlia morta, attacco in tv

Il dramma dell’anoressia raccontato dalla stessa protagonista, fino al tragico epilogo e alle accuse della famiglia nei confronti di medici e istituzioni, colpevoli di non aver saputo scongiurare la morte della figlia. Ha impressionato e fatto discutere, suscitando reazioni contrastanti, il servizio delle Iene mandato in onda domenica sera su Italia 1. Un lungo racconto che ripercorre le ultime settimane della tragica vita di Sara Zanin, di Bagnoli, consumata dall’anoressia per quasi dieci anni e morta suicida l’estate scorsa dopo aver rifiutato l’ennesimo ricovero in ospedale. «Vogliamo raccontare la storia di nostra figlia Sara, perché possa essere utile alle famiglie che ci stanno ascoltando»: il servizio firmato da Nadia Toffa apre con le parole della madre, Caterina Mercurio. Poi entra in scena lei, Sara, 24 anni, la cui storia era stata segnalata alla redazione delle Iene nel giugno del 2012.
L’inviata del programma decide di incontrarla e la trova per strada, dove Sara trascorreva gran parte delle sue giornate chiedendo l’elemosina o un passaggio in auto. Pian piano la giovane donna, circa 28 chili di peso, corpo e volto devastati da quasi dieci anni di rifiuto di cibo, si confida, accetta di farsi accompagnare e racconta di come sia scivolata nell’abisso dell’anoressia. Tutto risale all’inizio delle superiori, con le difficoltà a scuola e con le compagne di classe, oltre a qualche contrasto in famiglia. Dinamiche dell’adolescenza che per la ragazza si trasformano in un vero e proprio disagio manifestato attraverso il rifiuto del cibo. All’inizio si trattava di qualche dieta, via via sempre più radicale fino alla scelta estrema. Sara mangiava e vomitava, all’inizio di nascosto dai genitori, poi senza più alcun freno: «Mi vedevo sempre grassa, mangiavo qualcosa per accontentare i miei, poi andavo in bagno e vomitavo. Un brutto giorno mia mamma se n’è accorta e si è arrabbiata. Ho continuato a perdere peso, non riuscivo più a controllarmi e alla notte i crampi non mi facevano dormire». Da quel momento inizia l’odissea dentro e fuori gli ospedali e i centri specializzati, ma Sara non riesce a risalire la china. Dopo aver lasciato la clinica ha iniziato la sua vita per le strade di Bagnoli, Conselve, Agna e dintorni. A tutti quelli che incontrava chiedeva soldi dicendo che le servivano per la corriera. Invece li spendeva comprando cibo e dolci che poi nascondeva in casa. In tanti la scambiavano per una barbona o una tossicodipendente e la evitavano. Così per anni, fino agli ultimi, drammatici ricoveri a fine luglio.
Per due volte Sara era stata portata all’ospedale di Monselice e per due volte era scappata. A raccontare i suoi ultimi gesti è il papà, davanti alle telecamere: «Dopo essere scappata Sara era tornata a casa ma quando ha visto i carabinieri si è chiusa in bagno e ha ingerito della soda caustica». Morirà in ospedale qualche giorno dopo. Da qui l’accusa dei genitori: «Non dovevano permetterle di scappare, doveva essere curata, invece l’anno lasciata morire». Accompagnata dalla troupe delle Iene, la coppia ha un drammatico confronto con il direttore sanitario dell’Usl 17 Ennio Cardone. Ieri la madre Caterina ha confermato la volontà di voler procedere per vie legali contro i vertici sanitari. «Perché i medici l’anno lasciata scappare per la seconda volta? Era ammalata, andava curata, qualcuno deve pagare per questa negligenza».
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