Finte vaccinazioni sui bimbi di Treviso: "Mi chiedevano se mio figlio aveva pianto"

TREVISO. Tra i cinquecento pazienti che pensano di essere vaccinati e non lo sono c’è probabilmente anche suoi figlio di un anno e mezzo. Lo lascia supporre il fatto che il 9 settembre dell’anno scorso lei, Francesca, mamma del bimbo, sia stata chiamata dai carabinieri del Nas a Villorba.
«Non mi hanno chiamato a caso» ci ha raccontato ieri, «l’hanno fatto per chiedermi espressamente informazioni sul vaccino che mio figlio aveva fatto il 6 aprile dell’anno scorso» racconta oggi sconvolta da quanto emerso dall’indagine interna dell’azienda sanitaria trevigiana. «Mi hanno convocato in ufficio ed hanno iniziato a farmi domande» continua a raccontare. Che genere di domande? «Se mio figlio aveva fatto il vaccino, ed ovviamente ho risposto di sì visto che erano andata lì per quello. Se aveva pianto dopo la puntura, ed ho riposto di no; se dopo il vaccino il bimbo aveva avuto la febbre o era stato male. Ed ho riposto ancora di no». La storia di Federica rientra perfettamente nell’identikit del presunto non vaccino, scritto sul libretto ma in realtà mai fatto. Per giunta effettuato proprio tra gennaio a giugno 2016. E Francesca stessa ne è convinta.
«Altrimenti perchè mi avrebbero chiamato?» incalza, «mi hanno chiesto chi avesse fatto la puntura, ma come potevo ricordarlo? E poi mica si presentano, nell’ambulatorio si entra, si vaccina, si esce e senza tante presentazioni nome e cognome (vero, ndr)». Di qui la rabbia di Francesca: «Non mi hanno detto nulla, solo che stavano facendo indagini per un’inchiesta penale ma se riguardava i vaccini. Almeno potevano chiedermi di far fare degli esami del sangue al bimbo, o impormeli. Invece nulla, solo domande. Mi pare assurdo che le verifiche su un caso simile siano solo fatte a parole».
E intanto ieri sono partire le prime telefonate da parte dell’azienda sanitaria Trevigiana ai genitori dei piccoli che potrebbero non aver ricevuto il vaccino. A raccontarcelo un’altra mamma, Sara, che con le due figlie l’anno scorso aveva fatto i vaccini nel periodo “rosso”: «Mi hanno chiamato dall’Ulss2, le mie figlie hanno fatto un prelievo di controllo ed è emerso che non hanno gli anticorpi del vaccino». Sconforto, ma anche rabbia e perfino paura per i rischi corsi convinta di aver messo al sicuro le figlie. Ma com’era potuto succedere? Sara lo spiega: «L’infermiera pungeva ma non iniettava il liquido. Ecco perché alcuni bimbi non piangevano». (
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