Finto laureato, l'Università replica: «Ha solo discusso una tesi»
PADOVA. Che il diavolo sia un grande produttore di pentole, ma non di coperchi, è storia risaputa. Evidentemente però, lo studente del Bo che ha provato a laurearsi senza aver fatto mezzo esame, non ha mai studiato nemmeno l’abc della saggezza popolare. Per un meccanismo adottato dall’ateneo, il ventottenne originario di Lecce è riuscito a discutere la tesi gabbando la sua relatrice, la docente di Psicologia Anne Maas, ma il suo piano si è miseramente schiantato contro i controlli che precedono la proclamazione ufficiale a “dottore”.
Lo studente è arrivato al tavolo dei relatori in anticipo sui tempi della burocrazia - come ormai è usuale - ma la successiva verifica della domanda di laurea (necessaria per rendere legale il titolo di studio) gli ha fatto dire addio al suo sogno in men che non si dica. L’aspirante Arsenio Lupin ora si ritrova senza titolo e con un’inchiesta a suo carico sulle spalle, coordinata dal pubblico ministero Maria D’Arpa.
Il prorettore al diritto allo Studio, Guido Scutari, spiega come sia stato possibile che uno studente a quota zero di esami sia riuscito ad arrivare al traguardo della tesi: «Tengo a precisare che il Bo non ha mai laureato quel ragazzo», sottolinea il prorettore, «alcune facoltà, tra cui Psicologia, hanno adottato un meccanismo di pre-discussione della tesi per snellire i tempi della proclamazione». In altre parole, molti ragazzi ormai discutono l’elaborato finale in via “ufficiosa” ben prima della data fissata per la laurea vera e propria, in occasione della quale viene comunicato il voto e si sbriga l’ultima parte dell’iter amministrativo dell’esame finale. In questo modo il percorso di preparazione della tesi prende due strade distinte: da un lato il lavoro di studio con i docenti (estranei alle verifiche sugli esami fatti, in assoluta buona fede), dall’altro la burocrazia, che al Bo non ammette deroghe. Prima di essere dichiarati ufficialmente dottori però il curriculum di ogni studente viene osservato in filigrana.
Il giovane leccese è quindi riuscito a pre-discutere il suo lavoro sui “Simboli religiosi e il loro effetto sul senso di inclusione o esclusione nei bambini cattolici e musulmani”, ma qualche settimana dopo i nodi sono venuti al pettine: dalla segreteria è giunto un “alt” forte e chiaro, dato che i conti non tornavano. Al posto della laurea, il giovane leccese si è beccato una denuncia.
Quanti sono i ragazzi che tentano di fare i furbi sperando in una falla nel sistema? “Più o meno uno all’anno, ma è impossibile gabbare i controlli, sono severissimi”, conclude il prorettore Scutari.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova