Il fisico De Angelis risponde a Bocelli: «Galileo, a Padova gli anni migliori»
Dopo la rivendicazione del tenore, la disfida tra la città e Pisa per l’appartenenza del grande scienziato. «Qui c’era un’università libera che gli ha dato possibilità di esprimersi e fare grandi scoperte»
Padova e Pisa si contendono Galileo Galilei. Dopo che sabato, durante la sua visita in città, il tenore Andrea Bocelli si è “riappropriato” del grande scienziato di origini toscane – «voi avete Sant’Antonio, ma Galileo è pisano purosangue» –, ora Padova se lo riprende: a riconquistare la – sostanziale – padovanità del fisico è il professor Alessandro De Angelis, ordinario di Fisica Sperimentale dell’Università, appassionato di storia della scienza, nonché grande studioso proprio di Galileo su cui ha scritto dei libri.
La vicenda
«È vero che è nato e si è formato a Pisa» conviene il professor De Angelis «tuttavia tra i 28 e i 46 anni è stato a Padova ed è qui che ha fatto le più grandi scoperte. Questo non lo dico io, ma è stato lui stesso ad ammetterlo definendo quelli passati qui “i diciotto anni migliori della mia vita”».
Questa affermazione, del resto, ha dato anche il titolo al romanzo che De Angelis ha scritto sul “Galileo segreto”, un genio indisciplinato, soprattutto nella vita privata, tanto quanto era disciplinato quando si trattava di ricerca scientifica. Al punto che proprio l’Università di Pisa, dove ricopriva la posizione di lettore, non gli rinnovò il contratto, aprendogli, di fatto la porta in uscita. In corsa per un posto a Padova, avrà la meglio su un altro candidato “terribile”, Giordano Bruno, il cui carattere gli era costato, di fatto in rinnovo di contratto sia a Oxford che a Francoforte.
«L’Università di Padova lo ospitò in quello che è ritenuto il periodo più prolifico della sua carriera – dal 1592 al 1610 – quando insegnava matematica e astronomia allo Studio patavino concentrandosi su sperimentazioni e scoperte fondamentali per la scienza» prosegue «questo ha potuto avvenire proprio perché a Padova c’era un’università libera e non cattolica che gli dava la possibilità di esprimersi come voleva» chiarisce e spiega «tra i molti risultati di rilievo, proprio durante gli anni padovani, ci sono gli studi sulla fisica del moto dei corpi, ovvero la meccanica; la costruzione di strumenti scientifici innovativi come la prima versione perfezionata del cannocchiale; la pubblicazione della famosa opera “Sidereus Nuncius” e l’elaborazione di teorie che lo avrebbero reso celebre in tutta Europa».
Bocelli a Padova
Del resto, spiega, per matematici e astronomi il periodo più prolifico è mediamente proprio tra i 30 e i 45 anni: «Se è indubbio che le radici pisane di Galileo siano importanti – e Pisa può giustamente vantarlo come uno dei suoi cittadini più illustri – è altrettanto vero che la maturità scientifica di questo grande genio sbocciò proprio a Padova, in un ambiente culturale fecondo e libero dai vincoli che all’epoca potevano rallentare la ricerca» assicura.
Ecco perché le affermazioni di Bocelli «mi hanno fatto un po’ ridere» dice «del resto lui è un grande esperto di musica, non di storia della scienza. Dopodiché» conclude il professor De Angelis «non intendo sminuire l’affetto di Galileo per la sua città natale né il motivato orgoglio dei pisani per avergli dato i natali, ma desidero semplicemente sottolineare, per amore della verità storica, l’importanza cruciale di Padova nel percorso di uno degli scienziati più grandi di tutti i tempi».
I personaggi illustri
Sono davvero numerosi i personaggi che, pur non avendo natali padovani, hanno legato la loro fama – mondiale – a questa città. Oltre a Galileo Galilei, l’altro grande nome associato a Padova è quello di Giotto di Bondone: nato in Toscana, a Colle di Vespignano, nei primi del Trecento in città ha decorato la Cappella degli Scrovegni con uno straordinario ciclo di affreschi che rappresenta uno dei capolavori assoluti dell’arte medievale europea al punto da essere stato riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Sul fronte religioso, ma con una reputazione che trascende la fede, c’è ovviamente il Santo nella memoria collettiva “Sant’Antonio da Padova”: qui in verità visse gli ultimi anni della sua vita prima di morirvi nel 1231, dopo essere nato a Lisbona, in Portogallo, quasi 36 anni prima. Dopo aver viaggiato in varie parti d’Italia e predicato contro l’eresia, si stabilì a Padova dove scrisse alcuni dei suoi famosi sermoni divenendo per molti una guida spirituale.
Costruita dopo la sua morte per custodirne le spoglie, la Basilica di Sant’Antonio è uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio al mondo e simbolo della città. La figura del Santo è ormai inscindibile dall’identità di Padova.
Ancora, tra gli artisti adottati dalla città c’è un altro toscano, il fiorentino Donatello che a Padova visse tra il 1443 e il 1453, periodo durante il quale realizzò alcune delle sue opere più significative a partire proprio dall’altare del Santo decorato con rilievi e statue che rappresentano scene della vita di Sant’Antonio, ma anche il monumento al Gattamelata, prima grande statua equestre in bronzo dell’epoca rinascimentale e il crocifisso della Chiesa dei Servi.
Anche la storia della veneziana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è legata indissolubilmente a Padova dove nel 1678 fu la prima donna al mondo a laurearsi: a lei verrà dedicata anche la discussa statua di donna.
Gli amanti della musica ricorderanno quindi, senza dubbio, Giuseppe Tartini, celebre violinista e compositore, nato a Pirano ma vissuto per gran parte della sua vita in città, dove fondò una scuola di violino e influenzò profondamente la musica del suo tempo.
Più marginale, ma pur sempre presente, infine, il legame con Padova di Francesco Petrarca: nato ad Arezzo, qui visse gli ultimi anni della sua vita, prima in città per poi morire ad Arquà nel 1374.
E infine va ricordato anche il passaggio padovano del polacco Niccolò Copernico che all’Università studiò medicina e diritto tra il 1501 e il 1503. Un periodo relativamente breve ma cruciale per la sua formazione accademica
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