Fluxus: Yoko Ono all’Iuav battezza la Fondazione Bonotto

VENEZIA. Per conoscere gli artisti di Fluxus, il movimento neo dadaista nato negli anni Sessanta per esaltare la quotidianità nella sperimentazione, bisogna andare a Molvena (Vicenza). L’imprenditore...

VENEZIA. Per conoscere gli artisti di Fluxus, il movimento neo dadaista nato negli anni Sessanta per esaltare la quotidianità nella sperimentazione, bisogna andare a Molvena (Vicenza). L’imprenditore tessile Luigi Bonotto ha trasformato il suo archivio – una della più ricche raccolte di opere e documentazioni di Fluxus – in una Fondazione che promuoverà la conoscenza e lo studio di un movimento d’avanguardia in cui trovano ampio spazio la musica e la poesia sperimentale. Una nota protagonista di questo gruppo è Yoko Ono, che ieri, a Venezia, ha presentato la nascita della Fondazione Bonotto assieme al suo fondatore. Dagli anni Sessanta a oggi, il collezionista vicentino, grande amico di Yoko, ha raccolto oltre 12 mila tra opere, manifesti, foto, oggetti, lettere, registrazioni e filmati di 80 artisti e 120 poeti sperimentali. Ieri, a Palazzo Badoer (sede Iuav), un lungo pomeriggio di eventi ne ha introdotto i contenuti con il racconto di Yoko Ono, che da sempre frequenta il Veneto e Venezia. «Questa rimane una città magnifica» ha detto «Non c’è niente di Venezia che non mi piaccia. È il luogo migliore in cui un artista possa vivere». E parlando di “I'll be back”, l'installazione dedicata ai Futuristi (e a una celebre canzone del marito John Lennon) che, fino al 28 giugno, si potrà visitare nell’Aula B di Palazzo Badoer, ha aggiunto: «L'unica mia fonte di ispirazione è l'universo. Dei futuristi apprezzo il modo in cui riescono a trasformare la bellezza del mondo in energia, mentre non posso dire di essermi fatta influenzare dal dadaismo». L'installazione “I'll be back”, realizzata da Yoko Ono tre anni fa, entrerà a far parte della Fondazione Bonotto a esposizione conclusa. Ieri sera, a Palazzo Badoer, è stato anche presentato “A Dream” di Yoko Ono, prima uscita editoriale di Flaneur&Dust – un progetto di Cristiano Seganfreddo e Luigi Bonotto – dedicato a una selezione di fotografie dell’installazione che, nel 2009, ha coinvolto molte città italiane.

Silvia Zanardi

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