Malore in hotel, San Giorgio in Brenta piange il suo parroco don Diego
Fontaniva, il religioso era in un albergo di Abano Terme con i suoi parrocchiani. Aveva 83 anni

Aveva trascorso una settimana felice con i suoi parrocchiani, in un clima di amicizia che sapeva tessere con abilità e amore, di lì a poche ore sarebbero dovuti tornare a casa tutti insieme.
All’alba di domenica all’hotel Bologna di Abano Terme è mancato improvvisamente don Diego Carretta, storico pastore di San Giorgio in Brenta. Aveva 83 anni. Il don è stato colto da un malore, i soccorsi sono stati tempestivi ma purtroppo non c’è stato nulla da fare.
Aveva una storia originale e potente. Nato a Thiene il 19 settembre 1941, don Diego proveniva da una famiglia di operai della Lanerossi.
La sua vocazione alla religione maturò dopo aver vissuto l’esperienza di lavoratore alla Filatura di Thiene: nel contatto quotidiano con le fatiche delle persone si fece spazio in lui la scelta di percorrere la strada del sacerdozio.
Aveva 27 anni quando si unì al seminario salesiano di Fano, dopo aver sentito una frase del vescovo di Fano che gli cambiò la vita: «Non voglio preti operai, ma operai che diventano preti».
Dopo sette anni di studi, il 9 giugno 1974 venne ordinato sacerdote, un anno fa aveva festeggiato il mezzo secolo di impegno sacerdotale. La sua prima messa la celebrò il 13 giugno del ’74 a Piovene Rocchette.
Il suo impegno si è concentrato a Bolzano Vicentino, Povolaro, Villaga, Meledo, e dal 2001 al 2004 è ancora a Bolzano Vicentino.
Poi il legame più forte e duraturo, quello con San Giorgio in Brenta, dal 16 ottobre 2004. Ha saputo essere un punto di riferimento, una figura di fiducia.
«La cosa più bella che ho fatto», amava dire, «è stata quella di dare la possibilità ad un giovane del paese di intraprendere la strada del sacerdozio». Di questi tempi, una rarità.
Disponibile, acuto, ironico, profondo, di una umanità sorridente e accogliente, cercava sempre – anche di fronte ai dolori e alle angosce – di trasformare il male in bene. Portava la speranza e la serenità nelle case delle persone, la sua era una pastorale di relazioni quotidiane interpretata con umiltà e semplicità.
La morte si è consumata durante un soggiorno termale dei parrocchiani, un momento di ferie che rappresentava una consuetudine.
Don Diego non andava alle terme, ma gli piacevano compagnia e convivialità, scherzare con gli amici, ragionare del mondo e della vita. Un malore improvviso lo ha colto mentre si trovava nella sua stanza, poche ore prima di fare rientro a San Giorgio in Brenta.
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