Forti dolori alla testa: Sarto torna in ospedale

SANT’URBANO. È tornato in ospedale ed è tenuto sotto osservazione, il brigadiere Stefano Sarto. È il carabiniere aggredito da Mauro Guerra durante lo sciagurato tentativo di trattamento sanitario obbligatorio. Il sottufficiale dell’Arma era stato dimesso il giorno dopo la tragedia con una prognosi di 30 giorni, ma tra sabato e domenica ha accusato nuovi dolori alla testa e ha deciso di rivolgersi nuovamente all’ospedale di Schiavonia: è stato sottoposto a Tac cranica, che ha escluso lesioni cerebrali, e ricoverato per cure e ulteriori accertamenti. Referti medici anche per altri due militari che quel giorno hanno preso parte all’intervento: distorsione del polso e frattura del metacarpo, riportate durante la colluttazione con il giovane già ferito e morente per togliergli il collega dalle mani.

La dinamica. Ciò che è successo mercoledì nel terreno agricolo di Carmignano di Sant’Urbano a ridosso di via Ferrarezza, purtroppo è ben noto. Il brigadiere del nucleo Radiomobile di Este, Stefano Sarto, ha rincorso il trentatreenne Mauro Guerra per quasi 800 metri sotto il sole cocente delle tre del pomeriggio. Era in corso un tentativo di Tso (trattamento sanitario obbligatorio) ma proprio mentre tutti si aspettavano che il commercialista con l’hobby del body building salisse in ambulanza, questo è fuggito di corsa. Indossava solo un paio di mutande e a casa aveva appena fatto il diavolo a quattro, sbattendo a terra un pesante bilanciere da palestra e pronunciando frasi sconnesse contro l’Islam.
Quella stessa mattinata, verso le 9, si era presentato nella caserma dei carabinieri per consegnare uno scritto che aveva titolato “L’editto di Satana”. Insomma, il trentatreenne era chiaramente al culmine del suo malessere psichico. Pensava di farcela a fuggire, ma dopo meno di un chilometro il militare mezzofondista è riuscito a placcarlo e a stringergli una manetta al polso. Guerra ha avuto una reazione rabbiosa. L’ha spinto a terra, gli è saltato addosso e ha iniziato a colpirlo alla testa proprio con le manette. Sul posto è accorso il maresciallo Marco Pegoraro, 40 anni, da appena tre mesi comandante della stazione di Carmignano. Ha sparato due colpi in aria ma il terzo l’ha indirizzato verso Guerra, che continuava ad accanirsi su Sarto. Il colpo di pistola ha trafitto il giovane al fianco sinistro. L’ha oltrepassato da una parte all’altra ma nonostante questo ha avuto ancora la forza di sferrare gli ultimi colpi. È servito l’intervento di quattro militari per toglierlo da sopra il brigadiere ormai esanime. Mauro Guerra è morto dopo circa 50 minuti di massaggio cardiaco.

I punti oscuri. La dinamica è abbastanza chiara ma sussistono ancora alcuni punti oscuri su cui dovrà necessariamente fare luce la procura di Rovigo. Come ha evidenziato l’avvocato Fabio Pinelli che difende la famiglia Guerra, non troverebbe riscontro il massiccio intervento dell’Arma per un Tso che nessuno sembra aver richiesto. I genitori del ragazzo dicono di non aver mai telefonato per fare intervenire la forza pubblica e nessun medico pare aver evidenziato la necessità di un trattamento sanitario obbligatorio. Lo stesso vale per il sindaco del paese che non ha firmato alcun provvedimento. Dunque, chiede la difesa, per quale motivo limitare in quel modo la libertà personale di Mauro Guerra? Perché stringergli le manette ai polsi? Perché portarlo via da casa? Quello non era certo il comportamento di una persona “in equilibrio” psichico ma reati, fino a quel momento, non ne erano stati commessi.
Le perizie. Ora si attende l’esito delle perizie: quella balistica e quella medico-legale. Individuare la traiettoria del proiettile aiuterà a determinare con esattezza la posizione in cui si trovava Guerra, escludendo così la possibilità (paventata da qualcuno) che possa essere stato colpito alle spalle mentre correva. Oggi il procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto prenderà visione degli atti.
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