Fra Carbonara e Rovolon le tracce più antiche dei padovani

Risalgono a oltre centomila anni fa, poi arriva l’homo sapiens I romani segnano qui il confine fra Patavium e Athestis 
BELLUCO - FOTOPIRAN - ROVOLON - VILLA PAPAFAVA
BELLUCO - FOTOPIRAN - ROVOLON - VILLA PAPAFAVA

francesco jori

Le origini sono qui: la carta d’identità dei primissimi antenati dei padovani è stata scritta tra Carbonara e Rovolon, in un remoto periodo compreso tra i 200mila e i 100mila anni fa, quando il Veneto, e i Colli Euganei, hanno un aspetto radicalmente diverso da quello cui siamo abituati da millenni. Grandi foreste tropicali ospitano elefanti, ippopotami e rinoceronti; periodi caldi si alternano con glaciazioni che modificano l’ambiente: avanzano la tundra gelata e la steppa, in cui si muovono mammut, stambecchi e i primi cavalli; poi è di nuovo foresta, con fauna e flora molto più simili ai nostri.

In un contesto così severo e impegnativo si destreggia l’ultima arrivata, la specie umana; attorno ai 40 mila anni fa l’homo sapiens soppianta il suo predecessore targato Neanderthal. È una vita nomade, la sua, che insegue le risorse esistenti sulla base di un’economia di pura sussistenza legata alla raccolta dei frutti spontanei della terra e alla caccia. E quella zona dei Colli Euganei offre un habitat dotato delle necessarie risorse.

le cittÀ romane

È da quel ceppo che si sviluppano i rami successivi, anche se l’ingresso vero e proprio di Rovolon nella storia si deve all’epoca romana, quando è il potere politico della capitale a doversi occupare di risolvere un’annosa vertenza di confine tra Patavium e Athestis: i cippi piantati dai funzionari dell’Urbe per dirimere la controversia disegnano un percorso di demarcazione che passa proprio per Rovolon, ultima località in territorio patavino prima di entrare nell’agro estense. Le invasioni barbariche che seguono alla caduta dell’impero portano anche qui un vistoso degrado, spostando verso l’area euganea e Monselice il centro della vita politica e amministrativa del Padovano.

E qui subentra un’altra questione di confine, che vede di nuovo Rovolon al limite tra due realtà, ma stavolta assegnata al territorio che fa capo a Vicenza, pur rimanendo dal punto di vista ecclesiastico sotto la diocesi patavina.

mille abitanti nel 1200

La località torna a Padova, e nel 1276 diventa podesteria, una sorta di sede municipale dell’epoca: una realtà di una certa consistenza, dunque, comprovata dal fatto che gli abitanti sono poco meno di un migliaio, soglia di assoluto rilievo in questa fase storica.

L’influenza più rilevante sul territorio spetta comunque al fattore religioso, e in particolare alla presenza dei benedettini. Già nel 970 il vescovo di Padova Gauslino si priva di una parte delle sue terre nella zona per donarle al monastero di Santa Giustina, che sta risorgendo dopo le devastazioni recate dagli Ungari: ad esso va in particolare “la chiesa edificata in onore di San Giorgio nella località del comitato vicentino di Robolone, con le sue terre, decime e servi”; i suoi successori Orso, Burcardo e Ulderico confermano la decisione, e la dipendenza da Santa Giustina durerà fino al XVIII secolo.

i primi benedettini

Fin dall’XI secolo, d’altra parte, i benedettini “colonizzano” l’area euganea anche grazie ad altre generose donazioni pubbliche e private; l’insediamento più noto è quello di Praglia, tra l’XI e il XII secolo, ma Rovolon ha il pregio di aver ospitato il più antico, quello della piccola chiesa di San Pietro eretta sul colle Mottolone a Carbonara.

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