Francesca Inaudi: «Non cercate Audrey nella mia Holly»

Arriva in Veneto “Colazione da Tiffany”, versione teatrale fedele a Capote e del tutto indifferente al film-mito
Di Anna Sandri

TREVISO. Chi meglio di lei avrebbe potuto prendere in mano un mito, smontarlo pezzo a pezzo, spogliarlo di abiti che non gli appartenevano realmente, restituirlo vero e nudo, ci piaccia o non ci piaccia? Chi meglio di questa giovane donna, che quando l’hai vista una volta non la puoi dimenticare, perché è un distillato di talento e di carattere?

Francesca Inaudi arriva nel Veneto, assieme al Teatro degli Ipocriti; sotto la regia di Piero Maccarinelli e con Lorenzo Lavia, porta in scena “Colazione da Tiffany”. Proprio quello, da Truman Capote; proprio la versione che tanto ha sorpreso perché se tutti hanno visto il film che ne ha tratto Blacke Edwards per la grazia di Audrey Hepburn, pochi hanno letto il testo. E dunque si va a teatro aspettandosi una dolce,svagata Holly, e ci si trova di fronte una puttana.

Francesca Inaudi, tanto si è parlato di questo spettacolo: finalmente il pubblico se n’è fatto una ragione?

«Mica tanto. Non troppo tempo fa durante l’intervallo, a Prato, qualcuno se n’è andato. In scena non aveva trovato quello che si aspettava».

Niente guanti lunghi, niente tubino né filo di perle.

«Ma questa “Colazione” è quella di Capote: se la protagonista dichiara apertamente cosa fa per vivere, non lo abbiamo inventato noi. È il film che dà un’idea diversa».

E com’è, portare in scena “questa” Colazione?

«Faticoso. Ci vuole fisico, davero: è interamente costruito sulle spalle dei due protagonisti. Holly un personaggio molto complesso, che passa dalla leggerezza al dramma. Capote è sottile; a volte è sottotestuale, come sul punto dell’omosessualità. A Holly è data una battuta molto chiara, dalla quale si capisce bene cosa fa per vivere».

A Napoli vi hanno contestati per il fumo in scena. Sa che a Mestre c’è un precedente simile?

«Mi ricordo la storia di Mestre, l’avevo letta. Tra l’altro io non sono una fumatrice, e tenere la sigaretta in scena non mi ha fatto prendere il vizio».

Il teatro, per lei, è stato un ritorno, è da lì che ha iniziato.

«Però oggi mi sento più portata per il cinema. Sono felicissima di questa esperienza, ma sento che ad essermi più congeniali oggi sono i tempi e i modi del cinema».

Anche se in tempi di crisi non è poi così facile: “Il richiamo”, di cui è protagonista con Sandra Ceccarelli, mica tutti lo hanno potuto vedere.

«Solo venti copie, e nemmeno è stato distribuito in tutte le regioni: c’è la crisi, è vero, ma ci sono anche finanziamenti che forse potrebbero essere distribuiti meglio, per far crescere i giovani. Comunque considero un successo che quelle venti copie siano uscite. È un film di cui vado fiera: nella scelta dei copioni sono molto selettiva».

Conosce Treviso?

«Non ci sono mai stata ma il bello del teatro è anche questo, che si gira l’Italia. In tournée io cerco sempre di conoscere i posti dove vado, quando ci si ferma più di un giorno».

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