Furlan: "Bitonci voleva fare a botte, poi mi ha offerto un posto in giunta"

L'ex commissario forzista: "Inadeguato a governare. Ha perso i suoi uomini, e io ho dovuto pensare al bene di Padova" 

PADOVA. «Quanto al sindaco mi auguro rifletta seriamente sul suo comportamento altrimenti tra qualche anno i padovani potrebbero dire Biton-chi?». Era il 15 luglio 2016 quando Simone Furlan parlava da vicesegretario regionale di Forza Italia e componente dell’ufficio di presidenza nazionale, ruoli che è tornato a occupare dopo la fine della sua esperienza da commissario cittadino del partito. Esperienza che si è conclusa con le dimissioni ma solo dopo aver tenuto fede proprio a quella battuta: «Biton-chi?».

Furlan effettivamente Bitonci oggi è un cittadino qualsiasi. È stato inviato a Padova con l’obiettivo di silurarlo?

«Sono padovano e sono arrivato con i migliori propositi. Ma ho dovuto attendere più di due mesi per essere ricevuto da Bitonci, quando un nostro assessore era stato cacciato e due consiglieri non erano più invitati alle riunioni di maggioranza. È inaccettabile in un rapporto tra alleati».

E le riunioni? Non hanno portato a nulla?

«Non c’è mai stato dialogo. Negli incontri Bitonci si comportava da capo assoluto. Racconto solo un aneddoto: una volta ha proposto di risolvere la questione a botte. “Scegli tu il posto e vediamo chi resta in piedi”, mi ha detto. Io gli ho risposto che era meglio parlare di politica, anche se sono cintura nera di karate. Può essere questa una persona adatta a guidare una città?»

Bitonci e Mosco parlano di una “congiura di palazzo” ordita da lei e Marin, con la complicità di Ghedini.

«Sciocchezze. Marin e Ghedini non hanno seguito questa vicenda perché hanno altri ruoli. Io avevo un mandato diretto da Berlusconi».

Berlusconi sapeva che lei sarebbe arrivato in fondo?

«Anche se fosse non lo direi neanche sotto tortura. È una decisione maturata localmente».

Dunque non è stato un messaggio politico?

«Per nulla. È un problema di Bitonci, che da causa del suo mal deve piangere se stesso. Se non avesse perso per strada Foresta, Russo, Fernanda Saia e 4 assessori non sarebbe caduto».

Se Forza Italia non avesse alzato la testa correva il rischio di essere fagocitata dalla Lega?

«Io credo che il presidente Berlusconi debba ringraziare Manuel Bianzale, Carlo Pasqualetto e Stefano Grigoletto perché sono stati l’argine al fatto che Bitonci comandasse anche in Fi. Hanno reso un grande servizio al partito».

Volete essere alleati ma non subalterni?

«Non ho mai messo in discussione l’alleanza con la Lega. Ripeto: il problema era solo Bitonci. Però io sostengo che Forza Italia deve saper riconquistare attrattività e non essere succube della Lega».

Il punto di frattura era l’ospedale. Avete vinto?

«Abbiamo fatto un servizio enorme alla città bloccando il nuovo ospedale. Anche se credo che lo stesso Bitonci sapesse che il progetto non avrebbe mai visto la luce. Perché non l’avrebbero votato gli stessi consiglieri leghisti».

Da Bitonci ha avuto proposte di poltrone?

«Nel secondo incontro mi ha chiesto di entrare in giunta. Una cosa che ho scartato a priori».

A cosa serviranno questi mesi di commissariamento?

«Un momento di calma potrà consentire alle forze politiche e ai padovani di fare un’analisi obiettiva di cosa è successo in questo periodo».

Come vede il futuro della città?

«Padova può essere il laboratorio perché i moderati tornino a essere espressione di governo. Padova deve tornare a essere capitale del Nordest. E per farlo occorre una personalità che sappia unire e creare sinergie».

E il suo futuro politico?

«Visto che Bitonci ha personalizzato molto la partita, potrei dire Furlan 1 - Bitonci 0. Adesso che mi aspetti in campagna elettorale: ci sarò e anche pesantemente».

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