Gabbia, quel secolo di musica dai grammofoni al disco vintage

Nato in via Dante come “Emporio Brancalion” per vendere le prime radio e i libretti d’opera Federico, attuale titolare: «Nonno Gaetano non credeva nelle radio... Oggi torna di moda il vinile»
Di Annalisa Celeghin

Correva l’anno 1911. Possiamo immaginare il centro di Padova percorso da carrozze a cavalli e qualche rarissima automobile. Sotto i portici di via Dante, al civico 8, l’«Emporio Musicale Brancalion»: in vetrina libretti d’opera, qualche grammofono, le prime radio; all’interno intense note di musica classica. È passato più di un secolo ma quel negozio è ancora lì: oggi si chiama «Gabbia» ed è lo storico salotto musicale di Padova, 102 anni portati con disinvoltura.

La storia.

«Lo posso affermare con certezza: nel nostro negozio è passata davvero tutta la città, il maestro Scimone ha comprato da noi il suo primo disco». Lo dice Federico Gabbia, 36 anni, da 16 dietro il banco, orgoglioso rappresentante di una famiglia che vende musica da ben quattro generazioni. «Dai grammofoni ai primi 78 giri, dalle musicassette fino ai cd attraverso la grande stagione del vinile: il nostro negozio ha messo sugli scaffali ogni forma di supporto musicale e continua a farlo anche ora». Ottone Gabbia, personaggio storico per la città (scomparso nel 1991) è stato quello che ha introdotto in città le prime radio (erano gli anni Trenta). E qui c’è un curioso aneddoto: il padre Gaetano non ne voleva sapere perché non credeva in quelle "macchine parlanti", lui era legato ai prodotti tradizionali (spartiti, libri musicali, libretti d'opera) e per ripicca chiudeva il figlio fuori casa. Continua Federico: «Da sempre abbiamo un fornitissimo catalogo, soprattutto di musica classica: serviamo infatti diversi teatri in tutta Italia, fra cui il teatro Massimo di Palermo. Per non parlare poi della storica collaborazione con il Comune e l’Università di Padova».

Piani stipati.

I due piani di Gabbia sono stipati di un assortimento musicale impressionante: all’ingresso la parte più commerciale, con titoli sempre aggiornati e qualche articolo in promozione; ma è salendo al secondo piano che si respira davvero aria di musica. «Questo è il nostro vero salotto, dove, soprattutto di sabato, si riuniscono clienti affezionati che trascorrono da noi anche due o tre ore. Ascoltano musica, chiacchierano del più e del meno, spulciano fra cd e vinili», continua Federico.

La riscossa.

E proprio il vinile, nel mercato discografico italiano duramente impoverito dalla crisi, registra un inaspettato segno positivo. «Le richieste di questo supporto che sembrava ormai superato dal cd sono cominciate ad arrivare circa quattro anni fa. Pensavamo tutti che sarebbe stata una moda passeggera e invece no: è un segmento che continua a crescere. Stiamo ricatalogando buona parte del nostro assortimento proprio in base a questo nuovo trend. La bellezza del vinile sta nel riprodurre la musica così com’è: sentendo anche il respiro di chi canta e le piccole imperfezioni».

Il catalogo.

E così, oltre a rarità per collezionisti dai prezzi impegnativi (fino a 150 euro) fra cui spiccano Beatles ed Elvis Presley, ecco comparire inaspettati Justin Bieber e One Direction. «A Natale il vinile è stata un’idea regalo molto gettonata. E insieme ai dischi vendiamo bene anche tutto ciò che serve per ascoltarli e che molti non hanno più da anni: il piatto, le casse, l’amplificatore». Perché Gabbia è anche questo: ampio spazio per l’hi-fi, rigorosamente di marche di nicchia, che non si trova nella grande distribuzione. E le richieste fioccano, soprattutto di musica che viene da mercati discografici più floridi come quello americano e francese. «Importiamo una buona parte del nostro catalogo: oltre alla musica classica anche il jazz e il tango argentino, cercando di accontentare tutti. Anche gli appassionati di vintage» e indica un angolo dedicato alle musicassette. Entrare da Gabbia è davvero come accomodarsi nel salotto di amici: le morbide poltrone in pelle e la musica accuratamente selezionata in sottofondo fanno quasi dimenticare di essere in un negozio in pieno centro. Basta chiudere gli occhi e sembra di tornare a un secolo fa, nell’ormai lontano 1911.

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