Galleria Borromeo, è il deserto di negozi tra crisi e caro-affitti

PADOVA. Negozi vuoti. Vetrine oscurate. Cartelli affittasi. Si presenta così, oggi, quello che dovrebbe essere uno dei cuori pulsanti dello shopping cittadino. E che, da qualche mese, somiglia più a un deserto. È la zona di galleria Borromeo-Piscopia dove, nell’ultimo periodo, si è assistito a una vera e propria morìa delle attività commerciali: sette in rapida successione. Negozi chiusi che parlano di crisi e che pagano il prezzo di trovarsi in un “centro decentrato”. «La zona ha sempre fatto un po’ fatica a trovare la propria collocazione, ma mai come in questo periodo si è vista una desolazione così totale», dice Loris Libero, titolare dell’agenzia immobiliare Ognissanti che, per 32 anni fino a pochi giorni fa, ha avuto sede in galleria Piscopia.
Diversi i motivi alla base della desertificazione della galleria: «Innanzitutto la questione degli affitti. Sono troppo alti, specie quelli dei negozi di fronte a piazza Insurrezione, amministrati da una grossa società. Non è pensabile che i commercianti, in un momento storico come questo e in una zona non centrale come le piazze, paghino affitti di oltre tremila euro per 100 metri quadri. Ecco perché se ne vanno. L’area Piscopia ultimamente ha abbassato i prezzi: 800 euro per 40 metri, mille per 70 metri, 2.800 per 100 metri». Altra difficoltà secondo il titolare dell’agenzia, che gestisce tutti i negozi della zona, è il target cui, da più di 30 anni, si cerca di puntare: «Si è sempre cercato di creare un’area di negozi di grandi firme. Negozi che hanno aperto e chiuso a ripetizione. Bisognava puntare su prodotti alla portata di tutti in grado di attirare più clienti».
E oggi? Qual è la situazione? «Partendo dal lato di via San Fermo troviamo subito Sommariva, chiuso ormai da un anno: non sembra in procinto di ripartire. La proprietà vuole affittare a tremila euro al mese e acquirenti a queste condizioni non ce ne sono. Altra chiusura, quella del Sushi. Di contro, c’è una nuova apertura, quella del Sushi gestito da cinesi. Vedremo se ce la farà. Poi c’è Blugirls, negozio d’abbigliamento chiuso ormai da diversi mesi. Davanti, due negozi aperti: Cappelletto che, proprietario delle mura, resiste senza difficoltà; e il negozio di tappeti Royal Carpet, al quale l’affitto da 5.500 euro è stato abbassato a tremila euro. Dall’altro lato della galleria, infine, al civico 8, c’è un negozio vuoto da 10 anni, donato dalla proprietaria a un gruppo religioso che né lo affitta né lo vende; di fianco, un negozio d’abbigliamento di tendenza aperto da circa un anno e che paga un affitto di 4 mila euro al mese».
Alle stelle i canoni in piazza Insurrezione. «Giovani, che è andato via, pagava 7.500 euro. I gestori di alcuni bar del centro volevano prendere in affitto il negozio ma, a questi prezzi, è saltato tutto. Nuvolari, dove adesso si è allargato il negozio Blauer, pagava 4 mila euro d’affitto, così come il negozio di design, ex Mario Borsato, entrambi andati via. Resiste Grifoni con un affitto mensile di 6-7 mila euro al mese».
Il futuro secondo Loris Libero? Non sarà roseo «se non si abbasseranno i prezzi e non si affitterà a negozi più abbordabili».
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