«Geox, Fiera e Arena: con la musica live renderemo Padova città internazionale»

PADOVA. Era fine ottobre 2009 quando i padovani l’hanno visto crescere in corso Australia. Poi il 7 novembre il primo concerto con gli inglesi “Porcupine Tree”. Dieci anni fa. Da allora il Gran Teatro Geox è punto di riferimento in tutto il Nordest per concerti, show ed eventi live. Insieme a Kioene ed Euganeo, dà a Padova una dimensione musicale completa. «E da quest’anno puntiamo a dargli un respiro ancor più internazionale, grazie anche alla partnership con Tickemaster e Live Nation, due colossi della musica dal vivo», spiega Valeria Arzenton, front-woman di Zed.
Arzenton, difficile trovare un padovano che non sia stato al Geox. Cosa ha rappresentato questa struttura per voi e per la città?
«Per noi da lì è partito un nuovo ciclo: non eravamo più solo promoter, ma produttori di eventi. Ma negli anni il Geox è diventato una location d’eccellenza in Europa, molto apprezzata anche dagli artisti».
Ma resta un arcostruttura.
«All’interno anche i particolari sono curati al millimetro. E quest’anno abbiamo fatto un investimento portante con un impianto audio di ultima generazione. Ora il suono è davvero perfetto».
Cosa ha portato la partnership con Ticketmaster?
«Vuol dire proiettare Padova in una dimensione internazionale. La prossima stagione vedrà nomi come Melanie Martinez, Stomp, Momix, James Blunt. Artisti che calcano i più famosi palcoscenici del mondo. Ma ci dà anche la possibilità di veicolare i biglietti degli spettacoli in un ambito mondiale, vendere Padova negli States, con esclusive attività di marketing che consentono di creare pacchetti turistici e distribuirli in tutto il globo».
Per Padova cosa può significare tutto questo?
«La musica dal vivo ha un effetto moltiplicatore: attrae migliaia di visitatori. Pensate a hotel, ristoranti, trasporti e poi i benefici indiretti legati all’immagine della città. Un artista internazionale genera sui social milioni di interazioni. La stima è che ogni euro investito sulla musica ritorna sei volte sul territorio. Per questo c’è tanta competizione».
Comune e Regioni spesso sono disposti a pagare per un grande show in uno stadio.
«Noi ospiteremo nell’estate 2020 due eventi top all’Euganeo come Tiziano Ferro, star italiana di levatura internazionale, e Cesare Cremonini. Tanti ci chiedono un progetto simile ma noi lo facciamo perché siamo padovani e orgogliosi di esserlo. Qui è casa nostra».
Cosa vuol dire lavorare a Padova e quali difficoltà avete?
«Servono qualità e continuità e lo sforzo di selezionare “pezzi unici” piuttosto che attività seriali e inflazionate. Paolo Conte, un gigante, fa solo due date in Italia, una sarà a Padova. Solo così, in tanti anni, siamo riusciti a fare entrare la città nel “giro” dei grandi eventi. All’inizio dovevamo spiegare che eravamo vicini a Venezia e con una buona logistica. Oggi a Padova facciamo centinaia di eventi l’anno ed è un punto di riferimento nazionale».
Non c’è il rischio però di essere un corpo avulso dalla realtà cittadina?
«Per questo noi abbiamo sempre cercato di coltivare il territorio. Quest’anno abbiamo iniziato un progetto con l’università, portando Daniele Silvestri, ed attivando una tariffa simbolica per gli studenti più che dimezzata. C’è una collaborazione con le associazioni di categorie e faremo qualcosa tra poco con ArteFiera».
A proposito di Fiera, è ancora una buona location?
«Ora è tornata in mano pubblica e c’è un nuovo management: è uno spazio interessante. Dobbiamo incontrarci per capire che progetti possiamo avviare».
E con l’amministrazione che rapporto c’è?
«Ottimo. Condividiamo la finalità di creare valore per la città. Come con gli altri enti istituzionali. Obiettivo comune è rendere Padova sempre più internazionale, libera e attrattiva».
Da Palazzo Moroni però non sono ancora arrivate risposte sul vostro progetto di un’Arena per la musica da 15-17 mila posti.
«In realtà ci stiamo lavorando. Solo che da imprenditori siamo abituati a parlare con i fatti più che con le parole. Non può essere uno scatolone, ma un luogo con un’anima. Per questo va pensato bene. Appena avremo un progetto definito lo presenteremo: è un progetto che può cambiare la pelle di Padova. La città lo capirà e si apriranno nuove sfide».
Nei mesi scorsi siete stati al centro di una disputa all’Antitrust con alcuni produttori. Come è andata a finire?
«Sono procedure che hanno i loro tempi. Abbiamo denunciato fatti gravi: la giustizia farà il suo corso. Noi siamo parte lesa ma può anche essere l’occasione per rigenerare su basi nuove, condivise e più sostenibili il mercato del live. Siamo determinati e sereni, ma anche disponibili a un dialogo che metta al centro finalmente il pubblico, la qualità e la diversificazione dell’offerta e la valorizzazione dei territori». —
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