Gildo Fattori, il ricordo a otto anni dalla morte

Il 2 maggio 2004 moriva la storica voce del Calcio Padova: l’affetto dei tifosi biancoscudati e la sua storia. Lascia il tuo ricordo

PADOVA. Otto anni fa la morte di Gildo Fattori, giornalista e telecronista, storica voce del Calcio Padova all’Euganeo. Riproponiamo il ricordo di Stefano Edel apparso sul mattino di Padova del 3 maggio 2004.

La «voce» del Padova si è spenta. Gildo Fattori ci ha lasciato, poco prima delle 13 di ieri. Avrebbe compiuto 65 anni il prossimo 18 luglio. Da tempo lottava con un cuore malandato, al punto che i medici del Centro Gallucci, dov'era ricoverato, gli avevano prospettato un'unica alternativa per tornare a condurre un'esistenza decente: il trapianto. Tuttavia, quando la settimana scorsa il cuore tanto atteso si era reso disponibile, la speranza di colpo si era infranta: l'organo del donatore non era sano, dunque non avrebbe potuto fare al suo caso. Poco dopo, in quel fisico già provato si scatenava un'infezione polmonare devastante. Attaccato ad una macchina, Gildo è andato incontro alla morte come una candela che progressivamente si consuma. Sabato pomeriggio la moglie Cesarina, le figlie Silvia e Francesca, e con loro la sorella Carmela e il fratello Stefano sono stati messi di fronte alla terribile verità: non c'era più attività cerebrale, solo il cuore meccanico stava tenendo vivo quel corpo ormai sfibrato. Gildo , in coma, non rispondeva più. Era già volato lontano, lasciando al destino il compito crudele di fissare l'ora del decesso. I funerali si svolgeranno domani, o, al più tardi, mercoledì nella chiesa di San Carlo: oggi la comunicazione ufficiale.

E' il momento del ricordo, e i ricordi, riferendoci a «The voice» come lo chiamavamo affettuosamente, sono tanti in queste ore di profondo smarrimento. Perchè Fattori è stato soprattutto un amico di tutti noi, un compagno delle nostre domeniche negli stadi d'Italia, discreto e affabile quanto basta per rivelarsi sempre e comunque prezioso punto di riferimento. Non finiremo mai di dimenticare quel pomeriggio palpitante del 15 giugno 1994, seduti fianco a fianco, anzi spalla contro spalla, nel catino bollente (non solo di tifo) dello stadio Zini di Cremona, dove andava in scena lo spareggio fra i biancoscudati e il Cesena, per decidere chi fosse degno della serie A. Una radiocronaca vibrante, fatta con un ritmo e un'intensità emotiva che solo lui sapeva trasmettere: e alla fine, stremato dalla fatica, ma inebriato dalla gioia di un trionfo atteso da 32 anni, si lasciò andare ad un pianto a dirotto. E' vero, come ci stanno testimoniando in tanti (con e-mail, telefonate, poche righe scritte a mano), «nessuno saprà più raccontare il Padova alla radio come lui». Perchè c'erano uno stile, un tono di voce, un linguaggio che solo Gildo sapeva coniugare e fondere ai massimi livelli, alla Fattori appunto, sorta di marchio indelebile di fabbrica. Il «Vai, grande Padova...» o il «Rete Rete Rete» che urlava, quasti stordendoti l'orecchio, ai gol di Simonini e Mariani, di Galderisi o Vlaovic, di Maniero o Lucarelli, di Ginestra o Succi, sino ai Muslimovic e Guidetti di quest'anno restano scolpiti nella memoria come una colonna sonora immarcescibile alla legge del tempo. Un po' come risentire gli Ameri e i Ciotti che, singolare coincidenza, se ne sono andati poco prima di lui, mai più eguagliati nei loro storici duetti di «Tutto il calcio minuto per minuto...», ma alla cui scuola sono cresciuti gli eredi di oggi. Gildo invece non può (usiamo ancora il presente, ci pare giusto così) nè potrà mai essere imitato, il suo «Tutto il Padova minuto per minuto» resta inarrivabile. Per chicchessia. Diffidate delle imitazioni, se mai ve ne riproporranno in futuro.

Persona perbene, mai sopra le righe, aveva scolpiti nel volto e nel sorriso con cui ti accoglieva signorilità, gentilezza e moderazione. Un innamorato del Padova, dicevamo, ma anche della musica, l'altra grande passione coltivata nella sua vita. Era il 1957 quando scoprì di avere un buon timbro di voce per cantare: due anni dopo vinse il Microfono d'oro, un concorso per dilettanti, al Caffè Pedrocchi, poi fondò il complesso «The Strangers», con cui cominciò una vera e propria attività professionale. Dietro di lui - «Gil» era il nome d'arte - c'era Vittorio Salvetti, l'inventore del «Festivalbar», prodigo di suggerimenti e consigli. Quattro dischi incisi, amicizie solide con Peppino di Capri, Fred Buongusto, Patty Pravo e altri big. Infine, il debutto in Rai, nel 1967, con una particolare interpretazione ed arrangiamento della canzone di Sordi «Fumo di Londra». Poi lasciò il mondo dorato della musica, pur restando legato a Salvetti da grande amicizia. Ci mancherai tanto, Gildo , anche se - come hanno scritto ieri i ragazzi della curva Sud in un lungo striscione - «dall'alto del cielo la tua voce muoverà ancora le nostre bandiere». Vorremmo chiudere con le parole che pronunciasti il giorno del funerale di Massimiliano («Maci») Ossari, il giovane biancoscudato morto sull'autostrada A/4 mentre tornava dai festeggiamenti per la salvezza del Thiene: «Siamo tutti pezzi di cielo: ora guardando lassù ci ricorderemo di te, del tuo volto, di come eri. Proteggici e ricordati di noi». Ciao, «The voice».

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