Ginecologia, il Tar annulla il concorso dei veleni a Padova: Cosmi e Ambrosini “vincono”

PADOVA. Annullato il “concorso dei veleni” per un posto di professore di prima fascia (ordinario) in Ginecologia e Ostetricia nell’Università di Padova. Tutto da rifare, chissà se con gli stessi candidati e curricula.
È di ieri la sentenza del Tar del Veneto (prima sezione, presidente Maddalena Filippi) che azzera la procedura del Bo, accogliendo i due ricorsi (riunificati) presentati dai professori Erich Cosmi e Guido Ambrosini, rispettivamente giunti secondo e quarto in graduatoria. Peraltro nel giugno scorso il vincitore, il professor Massimo Franchi, primario a Verona (direttore dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Azienda ospedaliera scaligera) aveva già rinunciato all’incarico, anticipando ai colleghi di voler continuare il lavoro intrapreso.
«Non è stato valutato bene il mio curriculum: ecco il motivo del ricorso» commenta con soddisfazione il professor Cosmi. «Un verbale mi attribuisce ottimo e riconosce un buono al professor Franchi, il successivo verbale capovolge le valutazioni. Ma come è stato possibile? Lo ammette anche la sentenza del Tribunale amministrativo: ci sono state valutazioni superficiali».
La selezione
È il 23 febbraio 2018 quando viene costituita la commissione giudicatrice che nomina il professor Franchi primo in graduatoria con decreto del rettore dell’ateneo pubblicato il 21 maggio 2019. Primo con 95 dei cento punti a disposizione dei commissari giudicanti, distanziando, nell’ordine, i docenti Erich Cosmi (85), Pietro Salvatore Litta (80) e il collega Guido Ambrosini (70). Come preannunciato prima dell’esito ufficiale, Cosmi e Ambrosini impugnano il provvedimento.
La pronuncia
Il Tar ha dato loro ragione accogliendo buona parte dei motivi di censura formulati. I giudici amministrativi scrivono che la commissione «si è limitata a richiamare i criteri indicati dal bando, senza alcuna ulteriore precisazione...».
Il risultato è che «la genericità, l’ampiezza e la indeterminatezza di tali criteri si è inevitabilmente riverberata sui punteggi assegnati a ciascun candidato per le varie voci oggetto di valutazione, che risultano privi di riscontri oggettivi sufficientemente circostanziati».
Insomma «impossibile desumere quale criterio logico-comparativo abbia guidato la commissione...». Non basta, « i giudizi complessivi espressi dalla commissione per ciascun candidato sono molto scarni, generici e contengono affermazioni tautologiche, inidonee ad esprimere un effettivo giudizio di valore sull’attività e sul profilo scientifico dei candidati».
Il Tar ricorda che in un’occasione i giudizi riportati in un verbale sono stati «rinnovati e integrati a seguito di specifica segnalazione del rettore».
Ma non è servito a granché se «i nuovi giudizi resi dalla commissione si limitano ad aggiungere, sostanzialmente, un elenco delle pubblicazioni e delle attività riconducibili a ciascun candidato..., mentre il giudizio vero e proprio continua a sostanziarsi in poche parole dal tenore generico» si legge. Insomma la commissione non ha lavorato al meglio se «non si è tuttavia raggiunto quel livello minimo essenziale di motivazione che consente di comprendere le ragioni dei punteggi attribuiti a ciascun concorrente e delle differenze esistenti tra gli stessi, così come, in ultimo, della decisione finale adottata dalla commissione».
Anzi, con riferimento alla valutazione espressa nei confronti del professor Cosmi e del collega Ambrosini, il Tar nota: si tratta di «giudizi sintetici, stereotipati, in alcuni passaggi addirittura identici». Come è possibile? Ovvia la la conclusione: «I ricorsi sono fondati e devono essere accolti».
Il futuro
Tutto da rifare, chissà se con gli stessi candidati e curricula, magari di fronte a una diversa commissione. Si è autoescluso il professor Franchi che, nel gennaio 2017, era stato condannato in via definitiva a 10 mesi e 20 giorni per falso ideologico. Nel 2012 nel ruolo di presidente della commissione giudicatrice per un posto pubblico nell’ospedale veronese di Borgo Trento dichiarò che non c’erano motivi di incompatibilità tra lui e l’unica candidata, sua moglie. Il professor Litta è imputato di peculato e truffa (l’udienza preliminare sarà il 12 maggio).
Che succederà ora? Il professor Cosmi non ha dubbi: «Il concorso va rifatto con gli stessi candidati, i curricula già depositati e una commissione diversa». Il Tar conferma che «potrebbero essere riesaminati i concorrenti che hanno presentato a suo tempo domanda nei termini fissati» senza escludere che «i candidati, non essendo stati dichiarati inidonei potrebbero subentrare al candidato risultato primo vincitore ma rinunciatario». Salvo che l’ateneo – ma dovrà motivarlo – non revochi il concorso.
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