Gioco erotico mortale, l’assassino viveva a Padova

PADOVA. Il vicino di casa che non ti aspetti abitava in un appartamento in via Luisari 22. Si chiama Michele Tropper, ha 43 anni, e deve scontare quattro anni di carcere per omicidio: nel 2008 ha ucciso il suo compagno nel corso di un gioco erotico in giardino. L’altro giorno gli uomini della Squadra mobile di Padova sono andati a prelevarlo nel suo appartamento notificandogli l’ordinanza che spalanca le porte del carcere.
Era l’8 settembre del 2008 quando Andrea Costanzo, transessuale soprannominato “Alice”, fu trovato morto legato ad un albero del giardino di una casa a Passo Segni di Baricella, nel Bolognese. Quel giorno fu Michele Tropper, triestino d’origine ma da un anno residente nella casa teatro della tragedia, a provocare il decesso stringendo troppo la catena intorno al collo di “Alice”. Il trans, appassionato di pratiche sadomaso, gli aveva chiesto di legarlo a un albero in giardino.
Andrea e Michele si erano conosciuti (stando al racconto di quest’ultimo) in chat. Michele, appassionato musicista, cercava un grafico cui affidare la realizzazione della copertina di un suo disco. “Alice” si era presentata come grafica. Dopo un primo incontro a Trieste ne erano seguiti altri a Bologna.
Tropper accudiva il padre anziano in un casolare di campagna. Il genitore si trovava a casa il giorno della tragedia.
“Alice” gli aveva detto di avere 19 anni e una storia di vita travagliata alle spalle, con numerosi problemi di salute. Era stata “lei” a introdurlo al bondage, sempre secondo Tropper, facendogli vedere filmati e immagini, chiedendogli poi con insistenza di legarla, al punto da minacciare il suicidio se non l’avesse fatto.
Il pm Lorenzo Gestri della procura di Bologna ha chiuso l’inchiesta e, contestualmente, chiesto per Tropper il giudizio immediato con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Peraltro, a carico di Tropper, durante le indagini sono emersi nuovi elementi: dal suo computer sono infatti spuntate immagini sadomaso e contatti nel mondo del bondage ben precedenti (di circa un anno) rispetto al periodo in cui conobbe “Alice”.
Da qualche anno viveva a Padova, dove si era stabilito a casa di parenti per scontare un periodo ai domiciliari. Fino all’altro giorno, quando alla sua porta hanno bussato gli uomini della Mobile.
Enrico Ferro
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