Giordani apre il suo mandato: «Unità e umanità, così Padova riparte»

PADOVA. Padova non è una città, ma «tante città diverse». Tenute insieme da due parole d’ordine: «Unità e umanità». Sergio Giordani apre il suo “cantiere Padova” con un invito alla pacificazione dopo le polemiche della campagna elettorale, applaudito da più di mille padovani accorsi a Palazzo Moroni per il primo consiglio comunale. Un auspicio che continua, dal punto di vista pratico, con l’appello a tutte le forze economiche e sociali a unirsi per creare un «piano strategico di sviluppo della città».
L’elezione di Tagliavini. Il sindaco prende la parola dopo l’elezione (avvenuta a maggioranza semplice e senza il voto anche dell’opposizione) di Giovanni Tagliavini, della lista Lorenzoni, a presidente del consiglio comunale. Vicepresidenti sono eletti Roberto Bettella (Pd) per la maggioranza e Ubaldo Lonardi (lista Bitonci) per l’opposizione.
L’ictus e lo sguardo nuovo. Emozionato, il neo-sindaco legge il fretta il giuramento in nome della Costituzione e poi inizia il suo discorso programmatico. Dove non manca un passaggio sull’ictus che l’ha colpito lo scorso 4 maggio: «Oggi vivo quell’evento come una ricchezza – spiega – È un grande privilegio poter avere uno sguardo diverso, più ampio e ricco sul mondo e sulle relazioni umane». Lo stesso rivale Massimo Bitonci rilancia: «Mi fa piacere vedere che si è completamente ripreso. Le auguro di mantenere questa forza e questo spirito».
Da qui l’appello di Giordani all’unità e al rispetto, che sembra chiudere una parentesi di frattura della città: «Torniamo a quella serenità e a quella cordialità umana, patrimonio comune del nostro essere padovani», la sua richiesta.
La sicurezza e gli slogan. Un discorso, quello di Giordani, alla ricerca della patavinitas perduta, per «legare vecchi e nuovi cittadini». A partire dai quartieri che mai dovranno «diventare periferie». «Non possiamo accettare di vivere in una città in cui qualcuno ha paura ad uscire la sera», afferma il neo-sindaco. Da qui la necessità di una «sicurezza integrata» con le forze dell’ordine: «È un problema che si affronta con impegno e serietà – spiega il sindaco – Senza forme di buonismo o di solo assistenzialismo, attraverso una pianificazione meno ideologica ma più impostata alla prevenzione e solo dopo alla repressione».
Insomma basta scontri e “muro contro muro”. «Basta slogan e interpretazioni semplicistiche – scandisce il primo cittadino – Lavoriamo per alzare la qualità della vita, senza lasciare indietro nessuno e senza fare distinzioni tra amici e nemici».
Il controllo dell’opposizione. Giordani poi si rivolge direttamente ai consiglieri della minoranza: «Indirizzateci, controllateci, stimolateci, contestate le scelte che ritenete sbagliate. Ma senza trasformare quest’aula in una rissa continua – è il suo appello – Non mi presterò a polemiche che non fanno il bene di Padova».
Le parole chiave. Un discorso programmatico in cui Giordani ha voluto mettere in chiaro i temi principali del suo mandato, su due versanti: nel metodo e nel merito. «Trasparenza, disponibilità e partecipazione sono le parole chiave del nostro impegno amministrativo», ha subito sottolineato, ribadendo l’idea di un referendum consultivo sulla giunta ogni anno. E poi gli «impegni concreti» da garantire alla città: «Servizi, manutenzioni, sicurezza, cura del verde, luoghi di socializzazione, iniziative culturali, spazi per lo sport di base, illuminazione moderna ed efficiente, presidi sanitari, trasporti pubblici più capillari in termini di tragitti e orari», il lungo elenco fatto dal primo cittadino. Parole ora da tradurre in fatti.
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