Giorgia Caovilla abbassa il tacco e conquista la Cina

Quarant’anni, un marito, due bimbe, un cognome che richiama alla mente i sandali e le scarpine fatati disegnati da papà Fernando, Giorgia Caovilla è donna del suo tempo: bella, creativa, tenace, legata con ugual passione al lavoro e alla famiglia. Dopo la laurea in legge, apre al mercato Usa i capolavori di papà sino al momento in cui – era il 2010 e tutti gli esperti dello “shoes bitz” consultati le consigliavano di attendere e sorvegliare la crisi – non decide di dar retta altro che «alla mia pancia» e di creare una propria linea di calzature da donna: che il suo occhio esperto aveva individuato come fruibile ma non ancora presente sul mercato. Detto fatto: con lei stylist, Nicoletta al commerciale, Claudia alla comunicazione e 100mila euro fra tutte per iniziare, oggi O Jour fattura un milione e mezzo di euro l’anno.
«L’abbiamo chiamata O Jour» spiega Giorgia, «perché l’intuizione della griffe è stata quella di creare una scarpa dal tacco medio, sette centimetri, da portare 24 ore su 24 con la stessa comodità di una sneaker, senza togliere femminilità a chi l’indossa. Rispondendo alle esigenze della donna in carriera come della mamma a tempo pieno». Studio della stilista e fabbrica sono a Tombelle di Saonara, accanto all’azienda del marito che produce scarpe su licenze Lamborghini, Maserati, McLaren.
«Credo nella tenacia e nei rapporti umani, non nella fortuna» afferma decisa Giorgia «e con questo spirito affronto il mio lavoro. All’inizio più difficile di quanto pensassimo, poi fonte di grandi soddisfazioni. I giornali hanno pubblicato foto di Charlotte Casiraghi e di Taylor Swift con le mie crezioni addosso e sono loro grata d’avermi scelta; ma lo sono altrettanto con i collaboratori e gli operai che, mentre mi fabbricano le suole , contribuiscono ad ampliare il fatturato».
Tre anni sono bastati a O Jour per conquistare 23 paesi del pianeta e per allargare la produzione a ballerine, stivali, tronchetti. Ogni paio di calzature acquistate vengono valorizzate da un packaging sofisticato: una cappelliera ovale di carta Modigliani con l’interno foderato in arancio come il fiocco esterno. Le caratteristiche delle O Jour? Non ha dubbi Giorgia: made in Italy al 100%; calzata perfetta; logo interno realizzato da uno studio d’ingegneria; dettagli iperfemminili, come nastri o piccoli charms; quattro collezioni l’anno. La cliente-tipo? Dai 25 anni in su, acquirente in negozi di target medio-alto specie negli Usa e in Corea. Lei è spesso in viaggio, per «veicolare il valore aggiunto della mia scarpa. In Corea lo faccio tramite i contatti con la stampa; in America con dei seminari ai “sell division”, in pratica i nostri commessi, perché divengano un autentico terminale di vendita». Progetti per l’immediato? «Aprire il mio primo monomarca a Pechino, la città dove in assoluto il prodotto ha riscosso il maggior successo».
Ai ragazzi in cerca di primo lavoro consiglia di «identificare dentro di sè una passione, che dia l’energia per realizzarla. Iniziare con poco e con i piedi per terra, monitorare da subito i costi. Chi fa impresa dev’essere concreto, anche se sognatore nello spirito».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova