Gli alluvionati domenica sul ponte per protestare

Secondo i comitati è stato fatto ben poco per la sicurezza «Per scongiurare altri disastri urgono interventi concreti»
Di Nicola Stievano
BELLUCO..VILLAGGIO DA ZARA BOVOLENTA BELLUCO.
BELLUCO..VILLAGGIO DA ZARA BOVOLENTA BELLUCO.

A decine con volantini e striscioni di nuovo sui ponti di Bacchiglione e Brenta ma non per controllare se l’acqua continua a salire e a minacciare interi paesi, almeno così si spera, ma per denunciare come due anni dopo l’alluvione sia stato fatto ben poco per la sicurezza idraulica del territorio. Domenica mattina, dalle 10 alle 12, i comitati degli alluvionati veneti invitano i residenti ad occupare simbolicamente il ponte sul Bacchiglione a Ponte San Nicolò, per ribadire che i rischi sono gli stessi di due anni fa e che servono risorse e interventi concreti per scongiurare nuove alluvioni.

Nel pomeriggio invece tocca al ponte sul Brenta a Campolongo Maggiore, altro punto critico del sistema idraulico fra Padova e Venezia. Alla sera di nuovo a Ponte San Nicolò, nella chiesa di Roncajette, a poche decine di metri dal punto in cui il Bacchiglione ruppe l’argine provocando l’allagamento di tutto il territorio a destra del fiume, fino a Bovolenta. Nella chiesa della frazione verrà proiettato “Un fiume di storie”, film diretto da Alessandro Davanzo che affianca la storia del Bacchiglione fra l’alluvione del 1966 e quella del 2010 a tre testimonianze significative. Inizialmente i comitati pensavano di estendere il presidio a diversi ponti lungo il fiume, ma poi gli organizzatori hanno scelto di convergere in un luogo significativo sul Bacchiglione e sul Brenta. «Due anni dopo la grande alluvione» afferma Rosario Maccarrone, portavoce del comitato veneto «la situazione è sconfortante e corriamo gli stessi rischi. Finora gli unici lavori eseguiti riguardano le opere di ripristino della rotta arginale e degli altri danneggiamenti, compresa la manutenzione e la pulizia nei punti più delicati. Siamo tornati alle condizioni precedenti l’alluvione ma di passi avanti sul fronte della sicurezza idraulica ne abbiamo fatti ben pochi. Ci dicono che non ci sono soldi per i grandi interventi, che ci vorranno vent’anni di lavoro e 5 miliardi di euro per mettere in sicurezza la nostra regione. Intanto però ci troviamo solamente con qualche progetto e degli studi di fattibilità. Eppure il pericolo è concreto, di questo siamo tutti consapevoli e vogliamo ribadirlo con le iniziative di domenica. Ovviamente insistiamo sulla necessità di completare l’Idrovia Padova - Venezia, in modo da avere un bacino di contenimento delle piene e un collegamento per i due fiumi». Gli alluvionati chiedono anche maggiori risorse per i sistemi di allerta della popolazione, a partire alle sirene installate nei punti a rischio allagamento, come ha fatto Vicenza di recente. C’è poi la questione dei 4 milioni e 250 mila euro donati con gli sms solidali e girati al Regione. «Che fine hanno fatto quei soldi? Si tratta di denaro che deve andare agli alluvionati» conclude Maccarrone. «Abbiamo fatto una battaglia per impedire che fossero spesi per altre opere perché sono stati raccolti come contributo agli alluvionati. Da mesi però non sappiamo che fine abbiano fatto».

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