Gli studenti di Einaudi e Gramsci protestano contro la settimana corta

PADOVA. Una protesta plateale: gli studenti dell’Einaudi “bocciano” la settimana corta. L’orario delle lezioni condensato fra lunedì e venerdì era stato adottato dal collegio docenti e dal consiglio d’istituto. Ma con un apposito questionario, i 1.500 alunni di Einaudi e Gramsci (gli istituti superiori che fanno parte della medesima scuola giuridica guidata da Amalia Mambella) votarono contro il sabato libero. Ieri mattina, dopo che la campanella aveva suonato alle 11.05 il ritorno in aula, gli studenti si sono fermati in cortile e nell’atrio. Mezz’ora a discutere la nuova organizzazione del tempo scuola, che prevede solo cinque giorni di attività didattiche. Tra i coordinatori della mobilitazione anche Francesco Silvestri, figlio del segretario della Fiom-Cgil, Marco Marin e Leonardo Forner.
«La settimana corta, organizzata in fretta e furia essenzialmente dalla preside, non funziona» spiega Silvestri, «Come mai non è stato gestita direttamente dalla Commissione dei docenti specifica e l’orario ci è stato comunicato soltanto via Internet, pubblicato sul sito dell’istituto a tarda sera? Dal primo giorno di scuola si sono verificate parecchie disfunzioni. Il badge elettronico, che controlla la nostra entrata ed uscita dalla scuola, non funziona bene. Alcuni ragazzi non sono stati iscritti alle classi scelte, ma in altre sezioni. Insomma tutto improvvisato e farraginoso».
Marco Marin, esponente della Rete degli Studenti Medi, fa un discorso più politico: «La settimana corta potrebbe andare bene a tanti studenti dell’Einaudi-Gramsci, ma perché ci è stata imposta con un metodo coercitivo ed unilaterale, che non ha previsto un confronto sereno e costruttivo con tutti noi allievi ed in particolare con i nostri rappresentanti presenti in consiglio d’istituto?». Dunque, un problema di metodo: gli studenti si sono sentiti esclusi, invece che coinvolti. Di qui la prima alzata di scudi, manifestatasi ieri mattina al termine dell’intervallo.
Anche i docenti prendono posizione su un argomento già così delicato sotto l’aspetto pedagogico ed educativo. «Per noi insegnanti la settimana corta con il sabato libero è un modello culturale vincente sotto tutti gli aspetti» afferma il docente di matematica, Fernando Ammendola, «I ragazzi, al momento sono ancora scettici e titubanti perché temono che fare lezione ogni giorno fino alle ore 13.50 ed il venerdì fino alle ore 15.50 possa diventare pesante. Ma sono convinto che con i tempo si abitueranno. Tanto più che avere la giornata di sabato sempre libera è importante per noi professori come per i genitori e gli stessi studenti».
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