Grafica Veneta, l’inchiesta corre Incarichi revocati ai due manager
Bertan non è più amministratore delegato, Pinton fuori dell’area tecnica
Il pm ha disposto il sequestro delle fatture. A settembre l’incidente probatorio
PADOVA. Grafica Veneta revoca l’incarico di amministratore delegato a Giorgio Bertan e quello di responsabile tecnico a Giampaolo Pinton. Nessun licenziamento, ma dopo che i due manager sono stati arrestati in seguito all’inchiesta “Parkara” , il colosso di Trebaseleghe di proprietà di Fabio Franceschi ha deciso di togliere gli incarichi ai due, almeno temporaneamente.
Se il patròn della multinazionale specializzata nella stampa di libri, cataloghi e riviste, ha da subito espresso piena solidarietà e stima nei confronti dei suoi due collaboratori, è probabile che il motivo di questa mossa sia nell’ambito della tattica difensiva.
MOSSA PER DIFENDERSI
Il prossimo step sarà infatti il riesame ed è quasi certo che gli avvocati dei due manager, Emanuele Fragasso junior per Bertan e Giovanni Chiello per Pinton, punteranno sul fatto che i due non sono più amministratore delegato e responsabile tecnico per cercare di far togliere la misura cautelare degli arresti domiciliari. Non avendo più quei ruoli non c’è neppure la possibilità di reiterare il reato o inquinare eventuali prove. Questo il principio alla base di tutto.
Il gip Domenica Gambardella, davanti alla quale un paio di giorni fa hanno fatto scena muta sia i vertici della BM Service (Arshad Badar e il figlio Asdullah Badar, difesi dall’avvocato Fabio Valcanover di Trento), che i connazionali finiti in carcere per lo sfruttamento dei lavoratori impiegati da Grafica Veneta, che anche i due manager Bertan e Pinton, ha infatti confermato tutte le misure cautelari, ovvero la custodia in carcere per i pachistani e gli arresti domiciliari per i manager.
Il pubblico ministero Andrea Girlando, che coordina le indagini con il capo della Procura Antonino Cappelleri, ha fatto sequestrare dai carabinieri tutte le fatture emesse da BM Service a Grafica Veneta. Sulla base di questa documentazione verrà infatti ricostruita l’entità del lavoro svolto e dei pagamenti, anche per definire in maniera precisa il lasso di tempo in cui si è verificato lo sfruttamento.
LAVORATORI IN UNA COMUNITA’ PROTETTA
Si tratta in tutto di dieci pakistani, che venivano sfruttati e costretti a turni massacranti fino a 12 ore al giorno, senza riposi né ferie. Ma non solo. I Badar, affiancati dai loro caporali, una volta pagato lo stipendio, si facevano consegnare il bancomat per andarsene a riprender una parte.
In questo modo la BM riusciva a fornire il servizio a Grafica Veneta a prezzi imbattibili. Oggi i lavoratori sono ospitati in una comunità protetta che accoglie vittime di tratta. In settembre il pm Girlando chiederà per tutti l’incidente probatorio, così da cristallizzare le accuse prima che si vada a processo.
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