Grafica Veneta: «Stop ai subappalti Nessun accordo per le assunzioni»

Il presidente Franceschi e il legale Spata chiariscono: meglio evitare contatti durante l’indagine. E contestano i “numeri” 
Cristina Genesin



Nessun accordo tra Grafica Veneta e i sindacati per l’assunzione dei lavoratori pachistani al centro dell’inchiesta della procura padovana su sfruttamento e caporalato. Né per sei mesi né a tempo indeterminato. Fumata nera dopo il tavolo organizzato nel tardo pomeriggio di ieri in prefettura con la Cgil. E la replica sarà anche lunedì con i sindacati autonomi. «Non c’è alcun obbligo giuridico da parte dell’azienda di assumere i lavoratori perché l’appalto siglato con Bm Service era del tutto lecito» spiegano il presidente di Grafica Veneta Fabio Franceschi e l’avvocato (giuslavorista) Emanuele Spata. Dietro front dell’azienda dopo la sottoscrizione di un’ipotesi di accordo siglata il 29 luglio con la Cgil?



Niente affatto», la risposta. «Prima di tutto lo stesso magistrato inquirente (il pm Andrea Girlando titolare dell’inchiesta) ci ha fatto notare l’opportunità di evitare contatti con i lavoratori: l’instaurazione di un rapporto di lavoro in questo contestato potrebbe apparire come un tentativo di imbonire i lavoratori». Lavoratori che, peraltro, risultano attualmente in un “luogo protetto”. «Inoltre» precisano Franceschi e il legale Spata, «le ragioni avanzate dai sindacati non risultano coerenti con gli esiti dei nostri accertamenti, il che inficia il rapporto fiduciario. Non solo: avevamo proposto prima un contratto di 4 mesi poi elevato a 6 mesi perché, in caso di assunzioni a tempo indeterminato, i lavoratori avrebbero avuto la precedenza. I sindacati, però, hanno rifiutato l’inserimento in contratto del periodo di prova e l’azienda ritiene necessario “saggiare” direttamente il personale da assumere. Insomma oggi sono venute meno le condizioni per arrivare ad assunzioni full time di questi lavoratori. Resta, come prevede la legge, la solidarietà di Grafica Veneta nel pagamento delle differenze retributive che Bm potrebbe non aver pagato rispetto al dovuto».

Come sarà smaltito il lavoro che i dipendenti di Grafica Veneta non riusciranno a fare? « Stop ai contratti d’appalto e al ricorso a cooperative» avverte Franceschi, precisando come Bm fosse stata indicata da un consulente aziendale sulla base del fatturato e dell’esperienza maturata nel settore della stampa con altre grosse imprese. «D’ora in poi ricorreremo solo ad assunzioni dirette, a tempo pieno o parziale, o al massimo alle somministrazioni grazie ad agenzie interinali nei periodi di picco del lavoro come durante la stampa dei libri scolastici».



Grafica Veneta non cede sui “numeri” contestati: 12 ore di lavoro al giorno per 7 giorni su 7. Tutto ruota intorno all’uso dei badge, i cartellini indispensabili per entrare o uscire dall’azienda in grado di “raccontare” le ore lavorate. Secondo la procura al titolare della ditta informatica che li gestiva sarebbe stato chiesto di cancellare alcuni dati. Franceschi e Spata rispondono: «È stato fatto il backup, la procura ha tutto e noi abbiamo acquisito la documentazione. In base alle ore lavorate e alle fatture saldate a Bm pari a un milione e 620 mila euro annui, Grafica Veneta risulta aver pagato i lavoratori tra i 21 e i 22 euro l’ora contro i 4.50 che, ritiene la procura, sarebbero stati versati ai lavoratori. Una cifra che evidentemente saldava Bm». «Una cifra» osserva l’avvocato Spata, «che, in base alle accuse, sarebbe l’estorsione contestata agli indagati di Bm (pure pachistani), reato al quale sono estranei i due dipendenti di Grafica Veneta (il manager Bertan e il tecnico Pinton). Dall’analisi dei badge i dati sono diversi. Il sospetto è che più di un lavoratore possa aver usato lo stesso badge: come è possibile che un cartellino faccia totalizzare a un lavoratore 477 ore lavorate in un solo mese, nell’aprile 2021? Ancora: come è possibile che lo stesso badge registri il 2 aprile un ingresso alle 5.57 con l’uscita alle 7.02; un nuovo ingresso alle 5.57 e l’uscita alle 17.32; ancora un’entrata alle 17.54 e l’uscita all’indomani alle 6.10 del mattino? Le timbrature fanno emergere situazioni abnormi».

Il braccio di ferro è cominciato anche davanti al giudice del lavoro qualche settimana prima del blitz scattato il 26 luglio: quattro lavoratori hanno avviato una causa contro Grafica Veneta. L’appuntamento davanti al giudice Rigon è per il 30 settembre.

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