Grande Guerra, i monumenti raccontano

PADOVA. «La Grande Guerra: i monumenti raccontano». Nel centesimo anniversario del primo conflitto mondiale (1914-18), aiutateci a conservare la memoria dei nostri caduti e delle battaglie che si sono combattute nei nostri territori. Una memoria affidata a cippi e lapidi su cui sono incisi i nomi di nonni e di progenitori. Aiutateci a ritrovare il significato di quelle vicende raccontando di quei monumenti che sono nelle piazze e nei giardini di quasi tutti i paesi della nostra provincia. Un viaggio da fare insieme insieme inviando al mattino di Padova foto, storie, segnalazioni e notizie su come vengono conservate queste testimonianze, chi se ne occupa, chi erano quei nomi incisi, le loro storie. Scrivete a: grandeguerra@mattinopadova.it.
Il 24 ottobre del 1917 poderose forze austro-tedesche travolgono le nostre linee avanzate. Caporetto è in mano tedesca, avanguardie nemiche sono già a Cividale. A Padova la grande paura, Padova, capitale al fronte, sede del comando d’armata, si ritrova di colpo in prima linea, invasa da migliaia di profughi. Si fa voto a Sant’Antonio che se la città non sarà invasa, sarà costruito un tempio della Pace, in onore e a memoria dei Caduti. Ad Asiago massacri, atti eroici, migliaia di morti, ma l’offensiva della Stafenexpedition è arginata. Negli anni Trenta, nei pressi della stazione ferroviaria la città del Santo può così rispettare la sua promessa. Viene costruita una chiesa-ossario che raccoglie i resti di 5401 militari caduti. E’ anche eretto tra il Bo e il Comune un altare della Patria con incisi i nomi di 1500 vittime padovane; sul frontone del palazzo è scolpito il testo del bollettino della Vittoria. Il progetto Moretti-Scarpari viene realizzato dopo anni di polemiche per intervento diretto di Benito Mussolini. La città, soprattutto nell’ultima parte della guerra, subisce pesanti bombardamenti: sono centrate dagli ordigni la chiesa del Carmine, il Duomo, la basilica del Santo, una bomba esplode a pochi metri dalla Cappella degli Scrovegni. Nel vicentino il sacrario militare di Asiago è una necropoli, immensa e algida nel fasto di pietra e bronzo, che raccoglie oltre 54 mila morti. Sono 4 i grandi ossari che testimoniano il sacrificio di migliaia e migliaia di soldati (689 mila i militari sterminati nel conflitto). Oltre ad Asiago, il museo-ossario del Grappa, quello del Pasubio e Redipuglia in territorio friulano a memoria di chi ha fatto dono della vita alla patria. A Nervesa del Montello (Treviso), nel giugno del 1918, dopo la rotta di Caporetto, trascorrono giorni di furore con la battaglia del solstizio. La cittadina viene rasa al suolo. Il sacrario militare di Nervesa comprende oltre 6000 loculi e 3200 spoglie non identificate in tombe collettive. Nervesa sarà ricostruita e ai suoi abitanti concessa la medaglia d’oro al valore civile. Resta una memoria di dolore e una vecchia, triste canzone (A Nervesa c’è una croce, mio fratello è sepolto là). Nel sacrario del Grappa, in cima alla montagna del sangue e del sacrificio, progettato da Giovanni Greppi, hanno trovato sepoltura le salme di 23 mila soldati (anche qui un inno patriottico “Monte Grappa tu sei la mia patria”). La resistenza sul Piave ribalta le sorti della guerra, l’esercito degli invasori è sconfitto. A Villa Giusti il generale Diaz annuncia la vittoria dell’Italia e la disfatta degli austriaci. Alla fine del testo c’è scritto: firmato Diaz. Così a molti bimbi nati quell’anno fu imposto il nome di Firmato in onore di un generale che si chiamava Armando.
I nostri eroi, i nostri caduti: aiutateci a ricostruire una memoria collettiva, inviateci le foto dei monumenti sparsi nel nostro territorio e i nomi dei soldati vittime della Grande Guerra.
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