Gruppo Facebook che segnala gli appostamenti della Polizia, l'esperto: non è reato

PADOVA. Il guppo Facebook “Posti di blocco in tempo reale a Padova”, comunità creata per condividere informazioni sui posti di controllo delle forze dell’ordine non è più visibile a tutti gli utenti. Chi però ne fa parte (lunedì sera c’erano 16.083 iscritti, in crescita) vede ancora tutto. Ossia una miriade si segnalazioni su dove carabinieri, polizia e vigili urbani stanno effettuando controlli, di velocità o con l’etilometro.
Sabato notte, dopo l’una è iniziato il pattuglione della polstrada in via Venezia e subito è scattato il blitz su social. Gli agenti hanno ritirato 29 patenti con l’etilometro, ma più di qualcuno ha deviato dopo la preziosa segnalazione, soprattutto se aveva appena alzato il gomito. La polizia, venuta a sapere del gruppo ha promesso un intervento per farlo sparire, ma non è impossibile credere che ne possa sorgere uno, un minuto dopo, cambiando nome o diventando per l’appunto “segreto” e quindi con la regola che chi vuole entrare deve farsi invitare da un amico che ne fa già parte.
Ma dal punto di vista giuridico come si pone questo gruppo, ideato solo per sfuggire al verbale? «Il favoreggiamento presuppone che ci sia stato un reato e l’istigazione a delinquere alle leggi si potrebbe profilare solo nel caso di commenti tipo “A tutti gli ubriachi, fate attenzione che in quel punto c’è il controllo, girate la macchina e la patente è salva” sottolinea l’avvocato penalista Stefano Fratucello «Ovvio che da un punto di vista morale ed etico quello di segnalare i posti di blocco non è un comportamento corretto, ma dal punto di vista giuridico è al pari del segnalamento di un intasamento o delle sbarre abbassate in una tal strada».
La polstrada aveva puntato il dito sul fatto che con queste segnalazioni la potrebbero far franca anche dei delinquenti che magari trasportano in auto armi e droga, assieme al ragazzo che ha esagerato col rosso e salva la patente».
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