Ha la sindrome di Asperger, lavoro negato
Daniele Scanferla scartato alla selezione di BusItalia: «Un paradosso, era per le categorie protette»

Scartato da BusItalia Veneto perché affetto dalla sindrome di Asperger. È la storia di Daniele Scanferla, che tra aprile e maggio ha partecipato alla selezione promossa dall’azienda di trasporto pubblico, alla ricerca di personale tra le categorie protette a cui affidare l’attività di controllo dei titoli di viaggio, l’erogazione delle sanzioni e l’assistenza alla clientela (più semplicemente, il controllore). Paradossalmente Daniele viene dichiarato “non idoneo” per lo stesso motivo per cui è iscritto alla lista delle categorie protette. Ma andiamo per gradi. Daniele, 37 anni, ora disoccupato, ha lavorato per anni nell’assistenza clienti di alcune compagnie telefoniche, e nel tempo libero si diletta nella pittura a olio (su pitturiamo.com è possibile trovare le sue opere). Daniele è affetto dalla sindome di Asperger. «Che non ha nulla a che fare direttamente con l’autismo» spiega lui stesso. «Oltre a variare profondamente nelle sue manifestazioni, riguarda più che altro le relazioni di natura affettiva, che rende più complicate nella loro instaurazione e gestione, ma non quelle formali o lavorative». Daniele ha un quoziente intellettivo di 200, decisamente sopra la media (d’altronde anche Isaac Newton e Albert Einstein erano affetti dalla stessa sindrome), ma un medico del lavoro ha deciso di rispedire a casa Daniele dopo che aveva superato brillantemente le prime due prove. «Grazie alla segnalazione di un amico ho letto l’annuncio pubblicato in rete e ho inviato il mio curriculum il giorno stesso» racconta Daniele, «ad aprile sono stato convocato all’Hotel Crown Plaza per la prima selezione, alla quale poi ne è seguita un’altra, prima di un colloquio con il responsabile per la selezione del personale di BusItalia. Ho superato tutte le prove, fino alle visite mediche». E qui la beffa. Daniele si presenta a Mestre presso la struttura sanitaria territoriale Rfi (rete ferroviaria italiana): «Trattandosi di una selezione che riguardava persone appartenenti alle categorie protette mi hanno chiesto chiarimenti sulle cause che avevano condotto al mio inserimento in quella lista. Chiarimenti che ho naturalmente dato, anche perché il medico, per sua stessa ammissione, non ne aveva mai sentito parlare della sindrome di cui sono affetto». Qualche giorno dopo arriva la raccomandata che brucia le speranze di Daniele: «Non è idoneo a svolgere le mansioni richieste dopo l’accertamento medico». Praticamente Daniele viene escluso per lo stesso motivo per cui invece ha avuto l’opportunità di candidarsi. Il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire è oggettivamente delicato, tuttavia il bando era aperto a tutte le categorie protette. Purtroppo l’opportunità di presentare un ricorso per Daniele ormai è scaduta: «Anche se fosse, non potrei permettermelo. Questa vicenda mi ha distrutto, e spero che raccontarla serva per costruire qualcosa». E chiude: «Che senso ha istituire per legge liste per il collocamento mirato, se poi si consente che tale legge venga usata per snaturare se stessa e i suoi scopi? Che senso ha per il disabile sottoporsi all’umiliazione di una commissione medica per la valutazione delle residue capacità lavorative, se poi un qualunque medico del lavoro, quindi non specializzato, può decidere così del tuo destino?
Luca Preziusi
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
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