Home banking: nuova truffa online, spariti 258 mila euro

«Mi hanno svuotato il conto con due bonifici da 88.460 e 168.800 e la banca memmeno se ne è accorta e se ne lava le mani». L’ultima vittima delle truffe via web è la signora Sonia Ejradi, titolare di una società che da vent’anni si accupa della vendita di dvd all’ingrosso con uffici a Quarto d’Altino. La signora Ejradi ha letto la storia della truffa online che ha coinvolto l’Ordine degli avvocati di Padova e ha deciso di uscire allo scoperto.
La denuncia. «La stessa truffa è capitata a me nel mese di marzo», spiega l’imprenditrice che abita a Preganziol (Tv). «A fine marzo la segretaria che lavora con me da 20 anni si è collegata on line con il nostro conto che abbiamo nella filiale di Quarto d’Altino della Cassa di Risparmio di Venezia per fare il rendiconto e si è accorta che erano spariti 258mila euro con due bonifici datati 27 e 29 marzo e destinati alla sede dell’Unicredit in Slovacchia. Sono andata di corsa in banca per chiedere spiegazioni perché noi questi bonifici non li abbiamo mai fatti. Ebbene mi hanno risposto che non se ne erano accorti perché il contratto di home banking non prevede limiti di cifre da spostare e che i bonifici erano stati fatti dal mio computer. A quel punto ho capito di essere stata vittima di una vera e propria truffa informatica».
La reazione. La signora si è subito rivolta all’avvocato Graziana Cenna di Treviso e ha sporto querela. Poi ha iniziato la sua “battaglia” per cercare di recuperare la somma trasferita a sua insaputa. «Sono stata ricevuta dal direttore generale della Carive, il dottor Franco Gallia», racconta la signora Ejradi, «che ha subito preso a cuore la mia situazione. Mi ha assicurato il suo diretto interessamento». Sono iniziate così le cosidette operazioni di “recall”, ovvero le richieste della Carive all’Unicredit in Slovacchia per bloccare i bonifici. Operazione che però non ha sortito effetto. «In pratica», spiega l’imprenditrice, «l’Unicredit non ha mai risposto ai solleciti giunti dalla Carive e solo dopo alcuni giorni ha comunicato che i due bonifici non potevano essere bloccati perché erano andati a buon fine. Ho seguitole procedure che la cassa di risparmio mi ha indicato in caso di frode informatica ma alla fine non ho visto un euro».
La risposta. Infatti terminate le operazioni di “recall” la Carive ha inviato una nota ufficiale all’imprenditrice nella quale si legge: «In base alle verifiche fatte i bonifici sono partiti dal suo home banking e quindi la Carive nega ogni responsabilità». Ma come hanno fatto gli hackers ad entrare nel computer della ditta ed effettuare ben due bonifici in date diverse per oltre 250 mila euro? È la domanda alla quale dovrà cercare di dare una riposta l’inchiesta aperta dalla magistratura di Venezia che si è attivata dopo la denuncia della donna. «È stato aperto un fascicolo contro ignoti», spiega l’avvocato Graziana Cenna di Treviso che con il collega Antonio Simonelli di Roma sta seguendo la vicenda, «e adesso il magistrato incaricato sta acquisendo tutta la documentazione disponibile». Sul fronte prettamente tecnico c’è da sottolineare che la segretaria della signora Ejradi usava un sistema vecchio di home banking, quello che si apre con una password e non con una chiavetta fornita dalla banca che cambia i codici di accesso in continuazione. Questo tipo di truffa telematica è conosciuta come “phishing”: gli hacker creano una pagina falsa ma perfettamente uguale a quella della banca che inviano via mail all’ignaro correntista chiedendo i dati del conto. Una volta avuti scatta la frode. «Io ho totale fiducia sulla mia segretaria», precisa l’impreditrice «ed escludo in modo tassativo che possa aver risposto ad una falsa lettera della banca». «Il problema», sottolinea la donna, «è che la gente deve sapere che questi sistema di home banking non sono sicuri e che se succede qualcosa la banca si tira indietro».
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