«I cinesi copiano e basta, rovinano il mercato»

Il marchio Wok-Sushi clonato in tutto il Nord, scatta l'offensiva del suo inventore
 È nato come un semplice marchio di ristorante cinese ma nell'arco di poco tempo il termine Wok-Sushi è diventato molto di più: una garanzia di prezzo (dai 10 ai 15 euro), un sinonimo di qualità (certificato da Luca Zaia e Barbara Degani), un antidoto alla crisi, il trionfo del low-cost. Insomma, un'idea vincente, soprattutto in questo momento storico. Hu Lishuang, detto «Marco» (nella foto), l'ha capito prima di tutti e così ha costruito la sua fortuna: la prima apertura a Preganziol (Treviso), la seconda apertura a Cadoneghe e le altre due già in programma, a Due Carrare e Marcon. Ora però si sente accerchiato, perché come in un contrappasso Dantesco i suoi stessi connazionali, noti in tutto il mondo per copiare marchi e griffe, stanno clonando a ripetizione il Wok-Sushi. Sabato sera è stato inaugurato il Wok-Sushi Padova di via Croce Rossa, ma basta inserire la parola sul sito internet di Paginebianche per rendersi conto di quante siano le imitazioni in tutta Italia, specialmente al Nord.  «I cinesi copiano tutto dagli italiani ma così facendo rovinano solo il mercato - critica Marco Hu - anche perché poi bisogna anche essere in grado di lavorare bene. E se uno non ha esperienza, rischia solo di fare brutta figura». Marco ripercorre le tappe della creazione del suo primo locale, quello di Preganziol. «L'ho aperto nel 2007 e nel 2009 ho depositato il marchio e il logo in Camera di Commercio a Treviso. Ho scelto quel nome perché la parola wok indica la pentola usata prevalentemente nella cucina cinese, sushi invece è il piatto tipico giapponese. È la fusione di due cucine, di due culture, ovviamente con un occhio di riguardo al portafoglio».  Al Wok-Sushi, quello originale creato da Marco, il prezzo varia dai 10 ai 15,90 euro a persona. Il pesce viene acquistato a Chioggia e le verdure sono a chilometri zero. Nel giro di un anno il suo locale è diventato un fenomeno di costume, capace di catalizzare centinaia di persone anche nel tradizionale pranzo dell'Epifania.  «Stavolta ai miei connazionali non basterà copiare - sottolinea - far funzionare un ristorante non è come costruire una borsetta falsa di Gucci e Vuitton. In ogni caso io devo tutelare la mia famiglia e la mia azienda. Per questo motivo ho dato mandato al mio avvocato di fare causa a tutti coloro che hanno copiato il marchio Wok-Sushi. In qualche modo ci dobbiamo difendere da questo accerchiamento». È veramente un contrappasso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova