I condomini padovani sono troppo vecchi. «Non c’è stata la rivoluzione Superbonus»
L’investimento medio
dove si è usato il bonus è di 584.850,46 euro
per condominio
PADOVA. La narrazione del Superbonus 110% era quella della grande rivoluzione che avrebbe risolto i problemi di tutti: del mondo edile in crisi, delle famiglie con redditi medio bassi che a rimodernare casa non potevano neanche pensarci per mancanza di risorse, ma con l’aiuto del Governo sembrava diventare tutto possibile; infine le città che, con i lasciti a bassissima classe energetica degli anni Sessanta e Settanta, si ritrovano con scarso efficientismo energetico e bollette naturalmente più care. Invece secondo l’Anaci (gli amministratori di condominio) appena l’1% dei condomini del Padovano sta beneficiando del Superbonus.
Dunque la stragrande maggioranza resta inefficiente, arenata alle classi energetiche più basse (F e G) e solo le costruzioni più nuove (la stragrande minoranza) possono vantare la classe A4 o, addirittura, ad energia quasi zero.
Classi energetiche
La classificazione energetica serve a stabilire quanto consuma un edificio, o meglio, a valutare, sulla base delle sue caratteristiche strutturali (infissi, fabbisogno stimato, cappotto e così via) quale impatto ha sull'ambiente in termini di consumi. Con una diretta conseguenza sulla spesa energetica di quell’edificio: le bollette. Il Superbonus richiedeva l'aumentato di almeno due classi energetiche, al fine di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili cittadini. Ma non è andata così.
La maggior parte dei condomini padovani (tanto della città quanto della provincia) hanno basse classificazioni (dalla B alla E) e quasi la metà sono classificati in F e G: le classi energetiche più basse e più dispendiose. Mentre la minoranza vanta le classi energetiche più efficienti: dalla A1 alla A4, per finire con il “top” che è un edificio ad energia quasi zero. Ad oggi dunque il 110% non ha fatto la differenza e le previsioni sono che farà ancora peggio a causa dell’extra-bonus: con l’aumento delle materie prime e dell’energia, il committente (il proprietario) dovrà mettere mano al portafoglio.
Anaci
Cosa è andato storto? «Che sono stati troppo pochi i condomini che hanno creduto nel bonus», spiega Andrea Garbo, vicepresidente Anaci. «In parte per i legittimi stop, in parte per una iniziale diffidenza, infine perché non sarà più completamente gratuito. Ma il risultato non cambia: troppi pochi cantieri saranno portati alla fine. Chi si è lanciato subito, ha buone speranze di terminare i lavori e di non spendere troppo, per gli altri ci sarà qualche brutta sorpresa: da 110% siamo scesi al 95%, ora si parla di 90% e io temo addirittura 85%. In altre parole se prima il pronostico era di 5 mila euro a unità abitativa, adesso parliamo di 20 mila euro. Ne hanno approfittato soprattutto le case singole, ma i condomini si sono svegliati tardi, tanto che ad oggi contiamo che appena l’1% porterà a compimento il cantiere».
Ance
Più fiducioso Alessandro Gerotto, presidente Ance (l'associazione dei costruttori): «I condomini sono partiti tardi, ma sono partiti», riferisce, «In città si vedono grandi cantieri in piazza De Gasperi, piazza Mazzini e via Dante. Gru nuove montate ovunque. Certo restano da risolvere alcune questioni, come la cessione dei crediti e l’incertezza futura, soprattutto sul tema energia e caro materiali. Sono cose che abbiamo detto tante volte». Parliamo di un investimento medio per condominio di 584.850,46 euro, che diventano 112.834,79 euro per gli edifici unifamiliari e 96.996,22 euro per gli edifici funzionalmente indipendenti. «I rincari nel mondo dell’edilizia hanno già fatto danni in questi mesi, a cominciare dai bandi di gara che sono andati deserti».
«Per questo come Ance ho scritto una lettera alle stazioni appaltanti per sollecitare l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dal Dl Aiuti per i maggiori costi, determinati dagli aumenti dei materiali tra il 1° gennaio e il 31 luglio 2022. Con il provvedimento il governo consente finalmente di adeguare automaticamente e immediatamente i prezzi ai valori correnti di mercato, senza lungaggini burocratiche. Dobbiamo portare a casa più fondi possibili per dare supporto alle imprese. Come abbiamo già detto più volte ad oggi la situazione è insostenibile e siamo costretti a lavorare sottocosto se vogliamo partecipare a bandi pubblici. Questo potrebbe comportare un adeguamento anche per i privati».
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