I disabili psichici maggiorenni via dalle case-famiglia

Mario, nome di fantasia, vive ormai da 30 anni in una casa famiglia della città. Affetto da tutta la vita da problematiche di tipo psichiatrico, qui ha trovato l’amore e l’accoglienza di una vera e propria famiglia. Elementi che lo aiutano a convivere meglio con la propria patologia. Ma Mario, come molti altri disabili gravi e addirittura gravissimi, rischia di dover dire addio a quella che è diventata la sua casa.
LA LEGGE REGIONALE
Questo a causa di una recente legge regionale che non considera più le case famiglia come strutture socio-sanitarie ma solo come strutture sociali. Dunque quando un disabile, anche grave o gravissimo, compie la maggiore età non può più rimanere nella casa famiglia, ma deve essere trasferito in una struttura sanitaria adeguata. «Dal 2016 si sono evidenziate le prime criticità da parte delle Usl, con le prime richieste di spostamento dei ragazzi accolti in strutture sanitarie, e il rifiuto della quota sanitaria nelle rette che coprono circa il 30-40% dei costi dell’accoglienza», ha spiegato Ugo Ceron, responsabile per la zona Veneto Ovest della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Questo perché a detta dei servizi sociali nella casa, presidio socio assistenziale, non potevano essere accolti disabili psichici o fisici, che pur presentando un disagio di tipo sanitario di fatto non hanno bisogno di trattamenti sanitari ma di essere accolti in una ambiente familiare». Nonostante negli ultimi 40 anni questa forma di condivisione sia stata riconosciuta a livello regionale e abbia funzionato correttamente. Per continuare ad accogliere persone con disabilità psichica o fisica grave o gravissima nelle le case famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII la soluzione sarebbe quella di accreditare le case famiglia come strutture sanitarie piuttosto che come presidi socio-assistenziali.
STILE FAMILIARE
«Questo comporterebbe l’inserimento in organico di personale sanitario, operatori a turno, un menu calmierato. In tal modo verrebbe a mancare la possibilità di mantenere lo stile familiare nell’accoglienza», ha aggiunto Ceron. In Veneto le case famiglia (dato 2017) sono in tutto 29. Cinque sono a Padova, dove sono accolte 26 persone disabili. Di queste 26, 5 potrebbero non avere più la quota pagata e dunque essere costrette al trasferimento in strutture sanitarie. —
Alice Ferretti
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