I frati vendono l’eremo in cima al monte Ricco

L’edificio ricevuto dal conte Cini ospita una comunità terapeutica. Gestione sempre più difficile anche per il degrado del colle



L’eremo in cima al monte Ricco è in vendita: gestirlo è diventato troppo oneroso e scomodo. «È vero, la prospettiva è l’alienazione» conferma padre Danilo Salezze, leader della comunità di San Francesco che lo gestisce da decenni «L’intenzione è di trasferire l’attività oggi ospitata all’interno dell’eremo, dedicata a coloro che hanno problemi relativi all’alcolismo, nell’ex convento di San Giacomo».

«Il bene verrà messo sul mercato» precisa il religioso «non è stato ancora individuato un acquirente. Spero che quel luogo possa continuare ad accogliere qualcosa di utile per la città, ad esempio una forma di turismo sostenibile». L’eremo, intitolato a Santa Domenica, si trova sulla sommità del monte Ricco: da qui una scalinata scende fino a un suggestivo punto panoramico, la cosiddetta terrazza di Ercole, dove è collocata la scultura dell’eroe mitologico che porta sulle proprie spalle il mondo. Il luogo, che coniuga tranquillità e bellezza naturale, è frequentato in ogni stagione da numerosi amanti delle passeggiate, ed è raggiungibile dal sentiero che fa il giro del colle.

La primissima origine dell’eremo risale al Duecento, periodo in cui ospitò una comunità di monaci di cui resta traccia nella chiesetta con il suggestivo chiostro. Venne poi edificata la villa e dopo il secondo conflitto mondiale il complesso era stato dato in uso (poi per legge diventato proprietà) dal conte Cini ai frati minori conventuali della Basilica del Santo.

A lungo è stato una casa di ritiro spirituale: da una quindicina di anni, invece, è diventato una comunità terapeutica, gestita comunque dai frati conventuali. Ma come mai l’intenzione adesso è quella di vendere? «La struttura è di difficile gestione, sia dal punto di vista economico sia sotto l’aspetto della logistica» spiega padre Danilo «Il maltempo crea spesso criticità sul monte Ricco. Bisogna fare i conti con frane e alberi caduti, e anche con i problemi causati dai cinghiali, che smuovono il terreno e fanno rotolare i massi. Inoltre gli operai forestali (per via dell’allarme diossina”, ndr) da mesi hanno sospeso le opere di manutenzione nel bosco del colle, e i numerosi spostamenti quotidiani tra il monte e il piano sono complicati. Spero che il trasferimento a San Giacomo possa compiersi entro un anno. Prima però sarà necessario adeguare l’ex convento (chiuso da due anni dopo la decisione dell’Ordine francescano di cancellarlo, ndr) alle normative vigenti».

La comunità di San Francesco è presente all’ombra della Rocca da ben 38 anni, in varie sedi. Si occupa di accompagnare in percorsi di recupero e reinserimento quanti sono affetti dalla dipendenza da alcol, droga o gioco d’azzardo. A svolgere questo compito delicato sono quattro frati, che lavorano a stretto contatto con una serie di figure professionali laiche, dagli educatori agli psicoterapeuti. Nel complesso vengono seguite tra le 70 e le 80 persone. La sede principale della comunità si trova in via Candie, sempre a Monselice.

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