I funerali del sub morto nelle ricerche del corpo di Isabella

LA SPEZIA. Familiari, colleghi e amici in lacrime. E poi rappresentanti delle istituzioni. E ancora tanta gente. Gente comune che conosceva anche solo di vista (o non conosceva affatto) Rosario Sanarico. È stato un omaggio corale, di massa, quello tributato lunedì nella chiesa di San Michele Arcangelo a La Spezia (come all’esterno, nel piazzale) al sommozzatore 52enne morto venerdì notte nell’Azienda ospedaliera di Padova, vittima di un drammatico incidente nel fiume Brenta durante le ricerche del cadavere di Isabella Noventa. La bara, avvolta nel Tricolore, arriva scortata dai mezzi della Polizia fin davanti alla chiesa, poi è trasportata a spalla dai colleghi di tante missioni ai piedi dell’altare.
A pochi passi, la vedova Antonella Esposito è abbracciata dal vicecapo della polizia Luigi Savina, l’ex questore di Padova che non ha voluto mancare alla cerimonia. In chiesa silenzio e dolore. Fuori il fragore degli applausi per testimoniare affetto e riconoscenza a un poliziotto che, di fronte al dovere, non si tirava mai indietro. La cerimonia è officiata dal vescovo Luigi Ernesto Palletti: «Rosario è rimasto vittima di un dovere che aveva anche la finalità di assicurare alla giustizia coloro che non hanno percorso la via dell’umanità. È un momento doloroso» ha ribadito il presule, «L’avevo conosciuto di persona, Rosario: in lui si univano grandezza, umanità, dolcezza. Un giorno mi disse: “Eccellenza venga da noi, che qua si mangia bene, glielo preparo io da mangiare e la serviamo”. Aveva la capacità di mettere la vita a disposizione del prossimo».
Rosario, per tutti Sasà, un sommozzatore esperto, apprezzato da tutti. Davanti all’immensa platea che affolla la chiesa, il comandante del Cnes, Santi Allegra, rammenta quell’«uomo di straordinarie capacità professionali e umane... Mi piace ricordarlo quando al briefing mattutino diceva a tutti che “il morale è alto”. Dobbiamo farci forza, andare avanti, terminare ciò che abbiamo cominciato, perché lui ci guiderà dall’alto. La Polizia è una grande famiglia, e noi saremo sempre vicini a quella di Sasà». Una famiglia che ieri si è stretta attorno a quella di Sasà: la moglie Antonella, i figli Alessio e Annavera, i fratelli e la madre di Rosario. «Sasà per noi era invincibile. Tra noi dicevamo sempre: basta che stai vicino a Rosario: porti la pellaccia a casa e il risultato è garantito» il ricordo di un collega. Immensa la partecipazione: i sindaci di molti comuni spezzini (ma anche la Regione Liguria e la Provincia con i gonfaloni), l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, il questore di Padova Gianfranco Bernabei, il sindaco di Noventa Padovana Alessandro Luigi Bisato che ha voluto manifestare la propria vicinanza alla famiglia Sanarico, e il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri. «Sasà era, è, e sarà sempre un esempio per tutti, un servitore dello Stato onesto e volenteroso. Amava il proprio lavoro,non si tirava mai indietro»: ecco il ritratto che resterà di un poliziotto morto facendo il proprio lavoro con passione e convinzione. Come ogni giorno, anche quel venerdì maledetto.
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